Economy

vendita in blocco del 24%


Due mesi dopo la vendita della Rete alla cordata Kkr, torna l’attenzione del mercato sulla ServiceCo, cioè la nuova Tim, sulla scia del ritorno di ipotesi di disimpegno di Vivendi, primo azionista con il 23,75%. Ieri i titoli Tim hanno dominato l’intera seduta di Borsa, toccando un massimo di 0,24 euro sfiorando un rialzo del 3% per poi chiudere a 0,23 euro (+2,1%). Secondo indiscrezioni del Corriere, alcuni consulenti (che hanno smentito) starebbero lavorando per collocare inizialmente il 6-7% della quota del gruppo francese al fondo Tikehau Capital, un investitore francese di gestione alternativa di cui è partner Jean Pierre Mustier, ex ad di Unicredit e a Blackstone, una delle più grandi finanziarie del mondo. L’operazione prevederebbe la nascita di un veicolo al quale Vivendi dovrebbe conferire l’intera quota: Tikehau e Blackstone farebbero un prestito al veicolo di 500 milioni. Successivamente si troverebbero altri investitori disposti a partecipare al veicolo consentendo il passo indietro di Vivendi. Dal dicembre 2022 Vivendi ha classificato la partecipazione da strategica a finanziaria, quindi disponibile per la vendita.

Va segnalato che un investitore nuovo che supera il 3% di Tim, farebbe partire la procedure di golden power, essendo comunque, anche la nuova Tim un asset strategico per gli interessi del Paese.

Ma a parte i poteri speciali del governo, in realtà le cose starebbero diversamente. Innanzitutto sembra che Palazzo Chigi , subito dopo la cessione della rete, preferisce mantenere lo status quo, rinviando di qualche anno eventuali ulteriori stravolgimenti.

Secondo fonti attendibili, la media company transalpina, non a conoscenza delle ultime manovre, sarebbe interessata soltanto a cedere in blocco l’intero pacchetto: quindi nessuna soluzione a rate come quella ipotizzata nello scorso week end.

Il venditore chiede una somma di circa 2 miliardi per il 23,75%, quasi tre volte il valore di mercato attuale pari a circa 900 milioni. Pertanto a queste condizioni, l’ipotesi del veicolo nel quale verrebbe coinvolto il gruppo francese, perde consistenza e al contempo, complica le cose, perchè i prezzi di una eventuale transazione, sarebbero molto più alti.

IL FACSIMILE SIRAGUSA

Le indiscrezioni ipotizzano la prospettiva di uno spezzatino, con la vendita di Tim Brasil e della Consumer. Questo schema rassomiglia al piano al quale aveva lavorato, in vista del rinnovo del cda ad aprile scorso, Stefano Siragusa, ex Chief Network Operations & Wholesale Officer e attuale consigliere del gruppo, quando era a capo dello schieramento Merlyn: uno spezzatino con la cessione di Brasile e Consumer darebbe modo di recuperare l’investimento. Siragusa avrebbe voluto valorizzare la Enterprise (Pa e grandi clienti) senza passare però attraverso l’acquisto del pacchetto di Vivendi. Questo piano non è andato in porto perchè Siragusa puntava sul sostegno in assemblea del primo socio che invece, si è astenuto, favorendo di fatto, la lista del cda guidata da Pietro Labriola che ha portato al perfezionamento della cessione di Netco a Kkr, peraltro osteggiata da sempre da Parigi, con una causa pendente in Tribunale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Exit mobile version