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Valentina Petrillo, chi è la prima atleta trans delle paralimpiadi: l’italiana cresciuta sognando Mennea


Valentina Petrillo sarà la prima atleta transessuale a partecipare alle Paralimpiadi, con la rassegna di Parigi che comincierà il 28 agosto 2024. L’italiana, che da bambina sognava vedendo Pietro Mennea, entrerà nella storia al di là di come andrà la sua gara. Napoletana di 50 anni, è ipovedente da quando ne ha 14 per la sindrome di Stargardt. Dopo quanto visto per l’intersex di Khelif, ci possiamo già aspettare una pioggia di polemiche. 

La transizione

Petrillo inizia il trattamento ormonale nel gennaio del 2019, all’età di 45 anni. Riesce a rientrare nei parametri dell’eleggibilità per atlete trans «he to she» fissati neel regolamento della World Athletics, ovvero il testosterone inferiore a 5 nmol/L nell’intero ultimo anno.

Nonostante questo, per degli anni non riesce a prendere parte alle gare. Relativamente alla sua vita privata, in un’intervista a Repubblica ha raccontato la sua situazione sentimentale parlando del matrimonio con una donna che  «mi ha sempre sostenuto nel mio nuovo percorso». Parlando di sé, invece, ha affermato: «Preferisco essere una donna lenta e felice che un uomo veloce ma triste».

La patologia

Si accorge di non leggere bene durante gli esami di terza media e le viene diagnosticata la degenerazione maculare ereditaria. La malattia di Stargardt  l’ha resa ipovedente. È caratterizzata dalla perdita progressiva della visione centrale associata ad annevviamento della vista e anche a una progressiva difficoltà di adattamento al buio.
 

L’atletica

Petrillo si innamora dell’atletica nel 1980 vedendo Pietro Mennea vincere a Mosca i 200 metri, distanza sulla quale lei si cimenterà a Parigi. Dopo aver giocato a calcio a 5, vince 11 titoli nazionali nella categoria maschile di atletica leggera paralimpica. L’11 settembre 2020 debutta nell’atletica femminile nella quale finora ha ottenuto due bronzi ai Mondiali e un quinto posto agli Europei paralimpici.

Il documentario

La sua storia è stata raccontata nel documentario «5 nanomoli- il sogno olimpico di una donna trans». Il titolo si riferisce alla concentrazione limite di testosterone consentita dal Cio per gareggiare nella categoria femminile, appunto 5 nanomoli per litro. 

Discriminazioni

Valentina Petrillo è stata al centro di polemiche nelle ultime gare, subendo anche atteggiamenti di bullismo psicologico e di disagio. Per esempio, per i campionati italiani master indoor di Ancona del 2023 un comitato di 30 atlete aveva inviato una diffida alla Federazione per bloccare l’ingresso di Petrillo negli spogliatoi femminili. Il bagno separato che gli avevano messo a disposizione era frequentato dagli atleti. Più volte poi è stata attaccata anche via social fino a rinunciarre ai mondiali Master in Polonia. 

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