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Ursula all’Europarlamento tenta il blitz sui commissari


È una corsa a ostacoli l’annuncio della nuova Commissione europea. Ma Ursula von der Leyen è determinata a sfidare trappole, contrattempi e ritardi con l’obiettivo di non rinviare per la seconda volta in pochi giorni il momento in cui alzerà il sipario sulla squadra chiamata ad affiancarla nel prossimo quinquennio.

A Strasburgo si apre oggi la seconda sessione plenaria della decima legislatura; ma stavolta, a differenza della seduta inaugurale di luglio che vide l’elezione di von der Leyen per un bis a palazzo Berlaymont, l’agenda politica si muove piuttosto ai margini dell’aula. Nelle trattative a latere, cioè, tra gruppi parlamentari e la stessa von der Leyen. Con un obiettivo: mettere in sicurezza l’ufficializzazione, prevista domani mattina davanti alla conferenza dei capigruppo, del nuovo collegio dei commissari, delle deleghe e della struttura con “cluster” tematici raggruppati sotto la supervisione di almeno sei vicepresidenti esecutivi (tra i quali dovrebbe rientrare anche l’italiano Raffaele Fitto, insieme ai colleghi provenienti dagli altri due Paesi “big”, la Francia con Thierry Breton e la Spagna con Teresa Ribera).

LA SLOVENIA
Certo, tutto potrebbe ancora saltare in extremis: il Parlamento della Slovenia non ha finora formalizzato la scelta del governo di Lubiana di cambiare cavallo in corsa, cedendo al pressing di von der Leyen in nome della parità di genere. L’ex ambasciatrice in Germania e Svizzera Marta Kos (data in predicato per l’Allargamento), insomma, non si può considerare ufficialmente la candidata slovena, ma — secondo quanto riportato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung — la presidente dell’esecutivo Ue avrebbe chiesto al premier di Lubiana, Robert Golob, di accelerare comunque con la nomina così da sbloccare lo stallo, visto che il gradimento parlamentare ritardato dall’opposizione (che la accusa di esser stata parte dei servizi segreti jugoslavi) non è un requisito indispensabile.

L’INCONTRO
Arrivata nella città alsaziana, dopo un faccia a faccia con il gran capo dei popolari del Ppe Manfred Weber, oggi von der Leyen vedrà insieme i capigruppo dei tre partiti di maggioranza, cioè lo stesso Weber, la socialista Iratxe García Perez e la liberale Valérie Hayer. Gli equilibri politici sono già noti, poiché i commissari sono di nomina governativa (uno per Paese, tranne la Germania che ha la presidenza), e pendono nettamente a favore del Ppe con 15, 5 commissari a testa per socialisti e liberali e uno ciascuno per conservatori (Fitto) e i patrioti.

Ma nelle ultime battute del negoziato le forze della euro-maggioranza che si sentono più sotto-rappresentate puntano ad alzare la posta per ottenere deleghe più pesanti, minacciando uno scrutinio senza esclusione di colpi per gli altri candidati: è il caso della sinistra, ad esempio, che reclama con forza un maxi-portafoglio che si occupi di Lavoro, politiche sociali e abitative (idealmente per il suo leader Nicolas Schmit, ma servirebbe un difficile sì del Lussemburgo per rimpiazzare il popolare Christophe Hansen, che aspira all’Agricoltura).

I compromessi non tarderanno ad arrivare, assicurano a Bruxelles. Dopo l’esame su eventuali conflitti d’interesse, infatti, sarà la volta delle audizioni individuali — che si annunciano spietate — davanti alle commissioni parlamentari competenti per materia.

I DUE TERZI
Von der Leyen insiste per una rapida calendarizzazione a ottobre così da non accumulare ulteriori ritardi in caso di bocciature (nel 2019 saltarono tre pretendenti). Per strappare un ok senza intoppi, ed evitare un supplemento di esame, serve il sì (ponderato) dei due terzi dei capigruppo: una condizione che — dopo il liberi tutti visto con la conferma di von der Leyen -, rimette in gioco i voti dei conservatori dell’Ecr.

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