11.05.2025
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Politics

uno diventa ad, l’altro dg. Il rebus della presidenza


Prima riunione del nuovo Cda che s’insedia a Viale Mazzini. La Rai cambia registro, svolta, si rinnova. Prima l’assemblea degli azionisti, e ci sono tutti (Mef e Siae), ha nominato il consiglio di amministrazione, composto da Simona Agnes, Alessandro di Majo, Davide Di Pietro, Federica Frangi, Antonio Marano e Roberto Natale più Giampaolo Rossi come ad. E poi, la riunione dei 7 a Viale Mazzini, presieduta da Antonio Marano in qualità di consigliere anziano (e lo salutano tutti nel suo ritorno al Settimo Piano perché è una vecchia conoscenza sempre marcata Lega: ex vice-direttore generale, ex direttore nordista di Rai2, ex presidente di Rai Pubblicità e ex coordinatore dei palinsesti), nella quale è stata nominata a maggioranza per la carica di presidente Simona Agnes. Ma la nomina diventerà effettiva soltanto dopo il parere favorevole da parte dei due terzi dei componenti della commissione parlamentare di Vigilanza, e questo è il problema: al momento mancano due voti in commissione per la pupilla di Gianni Letta e per la candidata assoluta di Forza Italia a questa carica di alto profilo e di garanzia.

Arriveranno o no e nel caso da chi – o M5S che ieri è arrivata a un punto di rottura grave con il Pd e Conte ha detto che «il campo largo non esiste più» oppure Italia Viva che si sente rifiutata dalla sinistra e potrebbe dare un sostegno alla destra a cominciare dalla Rai — questi due preziosissimi consensi, e in cambio di che cosa? Questo si vedrà. Intanto il nuovo ad Rossi, eletto a maggioranza, ha subito comunicato nel primo Cda di voler affidare a Roberto Sergio il ruolo di direttore generale corporate. Ovvero staffetta: Rossi da dg diventa ad e Sergio da ad diventa dg. Il cambio di stanze, una ventina di metri di ditanza al Settimo Piano, avverrà nelle prossime ore. E via libera a maggioranza, con quattro voti a favore e due contro (quelli di Roberto Natale in quota rosso-verdi e di Alessandro di Majo in quota M5S mentre è significativo il voto favorevole di Di Pietro rappresentante dei dipendenti Rai), sia alla nomina di Simona Agnes per il ruolo di presidente sia appunto a quella di Giampaolo Rossi per la carica di numero uno e plenipotenziario cioè ad. Lui ha fatto un breve discorso di saluto e di ringraziamento, prima del brindisi. E ha anche ringraziato i suoi collaboratori che lo hanno supportato come dg in questo anno assai complicato.

E’ un risiko complicatissimo quello che si sta giocando intorno a Viale Mazzini. Il centrodestra sta prendendo tempo prima che si vada a votare in Vigilanza — forse la prossima settimana — per raccogliere strada facendo i voti per la candidata azzurra. Che sta molto a cuore a Tajani ma per niente a Salvini, visto che il leghista Marano come consigliere anziano funge nel frattempo da presidente e più non viene eletta Agnes più lui tiene la poltrona e più lui tiene la poltrona e più il Carroccio conta (per quanto può contare un presidente ad interim) nel servizio pubblico.

LE MOSSE

forzisti sperano che, se non alla prima votazione in Vigilanza, alla seconda arrivino (accadde con Marcello Foa nel recente passato) gli aiutini per Agnes. La Lega, con FdI in fondo disinteressata al tema tanto ha incassato Rossi, non ha nessuna fretta e nessun problema e in effetti la possibilità che il pro tempore di Marano diventi tempo pieno è in forte crescita.

Quanto alle opposizioni, il sospetto del Pd è che Conte ormai lontano dal campo largo voglia tradire, dopo il tradimento rispetto all’Aventino di Schlein, anche in Vigilanza votando Agnes. E perciò, per tagliare i tempi di una eventuale trattativa tra M5S e la destra, il Pd pretende il voto subito: «Chiediamo alla presidente Floridia, di M5S, di convocare velocemente il nuovo Cda Rai in commissione di Vigilanza. È fondamentale conoscere le linee programmatiche della nuova governance anche alla luce delle necessarie modifiche legislative e statutarie che si renderanno necessarie con il recepimento dell’European Freedom Act da parte del nostro Paese». Voto subito anche per tagliare il tempo al negoziato tra Italia Viva e la maggioranza di governo sempre sulla Agnes. I dem annaspano rispetto all’elezione del presidente ma annaspano anche i loro avversari che, incassati i due voti cruciali del rappresentante sudtirolese in commissione e di Mariastella Gelmini ormai di fatto passata a destra dopo lo strappo con Azione, sono ancora sotto di due.

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