Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics «Uniti o rafforziamo il governo». Ma Iv lancia la sfida jobs act
Politics

«Uniti o rafforziamo il governo». Ma Iv lancia la sfida jobs act


LO SCONTRO

ROMA La strada che porta alla costruzione di un centrosinistra alternativo al governo Meloni, come negli intendimenti più volte annunciati da Elly Schlein, si fa sempre più in salita. Probabilmente perché nessuno — a partire dagli stessi protagonisti che dovrebbero suggellare l’unione — riesce a riconoscersi in un programma comune e a parlare con un’unica voce. Il compito della segretaria Pd è tutt’altro che semplice. Mettere insieme Giuseppe Conte e Matteo Renzi, due ex premier e due leader poco propensi al gioco di squadra, non sarebbe facile per nessuno e ogni volta che ci si avvicina ad un’elezione, pure amministrativa, emergono differenze e rancori tra le parti che rendono impossibile il matrimonio. Attualmente è difficile misurare il peso effettivo di un eventuale campo largo, perché ogni volta manca almeno una voce all’appello. Quanto accaduto in Liguria — col veto del M5s all’entrata in coalizione di Italia Viva, a sostegno dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando — è in fondo un film già visto. A livello locale il Movimento prova spesso a dettare la linea e, se necessario, è pronto ad incrociare i guantoni anche col Pd. È già successo a giugno a Bari, col supporto dato a Michele Laforgia invece che al futuro sindaco e candidato Pd, Vito Leccese. O poco prima in Basilicata, col veto messo nei confronti del re delle coop lucane, Angelo Chiorazzo, l’uomo inizialmente scelto dai dem per diventare governatore. È probabile che il M5s farà valere la sua voce anche in Campania, dove Vincenzo De Luca è ai saluti dopo dieci anni in Regione e Conte per la successione vuole Sergio Costa, napoletano doc, oggi vicepresidente della Camera ed ex ministro dell’Ambiente.

Se la disputa poi è coi renziani, come in Liguria per decidere il post-Toti, il leader M5s si fa ancora meno problemi. L’ex premier toscano viene infatti visto da Conte come un «fattore divisivo, vuole distruggerci» e come colui «che realizza la contaminazione affari-politica». Da parte sua, Renzi sta provando ad ingraziarsi i riformisti Pd, come Franceschini. Annunciando i comitati del no al referendum sul Jobs act, il presidente IV ha cercato di uscire dall’isolamento a cui vorrebbe costringerlo il M5s: «Il 90% del Pd votò a favore, su questo li mettiamo in fuorigioco». Ha sete di rivincita, per questo ha sfidato Conte ad un confronto tv o social: «Così vediamo chi mente».

Tra i due fuochi rimane la Schlein, leader del primo partito d’opposizione. Spesso silente, nelle ultime ore ha mandato avanti gli scudieri Braga e Boccia che hanno implorato unione agli alleati per non rafforzare la maggioranza di governo. Chi pare ormai essersi stancato della situazione è invece Carlo Calenda: «Campo largo? Aboliamo questa espressione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto del direttore, ogni Lunedì alle 17
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version