12.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

«Unità». Le opposizioni (senza Calenda e Renzi) a piazza Santi Apostoli


Che Giuseppe Conte si sia infine rassegnato al “campo largo”? Se è questo l’animo con cui il leader Cinquestelle si concede a favor di telecamere all’abbraccio di Elly Schlein, non lo dà a vedere. Piazza Santi Apostoli pullula di bandiere, gremita (sì, ma solo per metà) da chi vuol dire no alle riforme della destra, a cominciare da premierato e Autonomia. Ma soprattutto da chi chiede – e urla in coro – «unità» al centrosinistra. E a guardare il retropalco, forse per la prima volta da mesi quel grido sembra trovare orecchie favorevoli.

I LEADER

Già, perché in piazza sono scesi tutti (o quasi) i protagonisti del campo progressista, “largo” o “giusto” che dir si voglia, insomma della «alternativa», come preferisce chiamarla la segretaria del Pd. C’è Schlein che infiamma la platea e promette: «Insieme si può battere questa destra». C’è Conte che arriva accompagnato da Leonardo Donno, il deputato stellato vittima della zuffa alla Camera che porta il figlio in piazza avvolto da un tricolore: «Se è una provocazione, sventoliamolo più forte». Ci sono i rosso-verdi Fratoianni e Bonelli e i reduci del naufragio dell’esperimento Stati Uniti d’Europa, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova. «Il terzo polo? Non parliamone più – dice Magi – Quel che ci interessa ora è costruire il primo, di poli». Ma tra la folla nella piazza che fu teatro della vittoria dell’Ulivo di Romano Prodi (chissà che non sia stata scelta apposta) si avvistano pure Michele Santoro, Leoluca Orlando e tutto lo stato maggiore dem e 5S. Dai sindaci di Roma Roberto Gualtieri (che balla sulle note di Bella ciao) e di Vicenza Giacomo Possamai fino a un defilato Vincenzo De Luca, a lanciare strali contro l’Autonomia.

Assenti solo Renzi e Calenda, che alla fine sceglie di non mandare nemmeno una rappresentanza dei suoi. Ma Schlein, che della piazza si considera l’artefice, non se ne cura. Perché dopo le botte da orbi con l’avvocato prima delle Europee, finalmente la leader dem può celebrare una prova generale di quasi-unità delle minoranze. «Mi appello a tutte le forze di opposizione: basta divisioni», avverte, «teniamoci strette le differenze e mettiamole a valore». E soprattutto «facciamoci trovare pronti, li fermeremo insieme».

MOBILITAZIONE

Invita alla mobilitazione permanente, la segretaria, salendo sul palco sulle note di “Sinceramente” di Annalisa (colonna sonora che ormai l’accompagna in ogni uscita, come nel ballo sui carri del Pride). «Di piazze come questa ce ne saranno altre, più grandi». Mentre Conte picchia duro sulla premier: «Questa piazza è la migliore risposta all’arroganza, alla prepotenza e alla violenza: Meloni condanni l’aggressione alla Camera». Con Schlein l’avvocato si intrattiene a chiacchierare nel retropalco, dopo un abbraccio e due baci sulle guance. Incontro tutt’altro che casuale, ma organizzato (e benedetto) dagli staff. E pazienza se Grillo (e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi) invece invocano un Movimento «né di destra né di sinistra», come ai vecchi tempi. «Il destino del Movimento – mette in chiaro Conte – non è nella mani di Grillo, ma in quelle di un’intera comunità che deciderà del suo futuro all’assemblea costituente».

È quello che vuole la piazza, del resto. «E volemose bene!», grida un militante al duo Conte-Schlein che si concede ai selfie della piazza. Arringa intanto Fratoianni: «Battere questa destra è un formidabile programma politico, serve generosità, umiltà e unità». E la folla intona il coro: «Unità, unità!». Richiesta soddisfatta solo in parte, perché la foto di gruppo sul palco alla fine non c’è. Sarà che in passato (dallo scatto di Vasto a quello di Campobasso) non aveva portato bene. Ma al Nazareno ne sono convinti: «La piazza è la dimostrazione che le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono». E un abbraccio, in fondo, val bene una foto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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