27.05.2025
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Economy

Unicredit, nodo golden power Mef: decreto non modificabile


Bpm esce allo scoperto e contesta la sospensione di un mese dell’Ops decretata dalla Consob per le incertezze create dalle «iniziative intraprese da UniCredit nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri in merito alle prescrizioni imposte col Decreto sul Golden Power». Per Piazza Meda il congelamento «è di particolare gravità», si legge in una nota diffusa ieri mattina. Per la serata era stato annunciato un altro comunicato di Unicredit sempre sul tema, ma la diffusione è rinviata a stamane. Bpm ribadisce che «adotterà ogni opportuna iniziativa presso le sedi competenti», in pratica di deliberare l’impugnativa del provvedimento della Commissione, nel corso del consiglio in calendario martedì prossimo a Verona, mediante un ricorso al Tar.

UNA DURATA ECCEZIONALE

Ma sul tentativo dell’Offerente di avere lo spazio sufficiente per allentare i paletti, arriva una doccia fredda. «Il Dpcm è approvato, è chiaro e non è modificabile», si apprende da fonti del Tesoro che spengono le speranze di Gae Aulenti di allungare l’offerta di 30 giorni al 23 luglio, per spuntare un nuovo Dpcm che rinneghi quello del 18 aprile.

Il decreto del governo del 18 aprile come è noto, ha investito «il Mef in qualità di amministrazione competente a svolgere il monitoraggio delle prescrizioni imposte con il decreto» e alla «verifica del rispetto delle predette prescrizioni». A questo proposito c’è già stato una settimana fa un incontro tecnico.

«Dalla Delibera Consob si apprende che UniCredit ha comunicato all’Amministrazione competente per il monitoraggio l’impossibilità di adempiere alle prescrizioni del Decreto Golden Power — si legge nella nota Bpm -; tale circostanza, anch’essa mai resa nota da UniCredit al mercato, dovrebbe di per sé determinare la decadenza dell’Ops».

Sul punto di diritto, ormai, tra offerente e società target si affilano le armi da far valere in ogni sede. Da novembre scorso è stata lanciata l’offerta di scambio e Bpm si trova sotto passivity rule nel senso che è prigioniera di qualunque inziativa strategica. Quando ha dovuto alzare il prezzo dell’Opa su Anima, da 6,20 a 7 euro, come sollecitato da alcuni degli azionisti della sgr, ha dovuto convocare l’assemblea dei soci per il 28 febbraio, strappando peraltro una maggioranza bulgara a favore.

«La durata complessiva dell’Ops già risultava — considerato peraltro che il periodo di adesione era stato fissato nel massimo possibile previsto dalla legge — significativamente più lunga rispetto a operazioni comparabili», prosegue il comunicato di ieri mattina di Piazza Meda «e l’estensione di 30 giorni aggrava ulteriormente la limitazione operativa e strategica in cui si trova la Banca per effetto della passivity rule sin dal mese di novembre, a danno di tutti i propri stakeholder».

L’istituto milanese conclude riferendosi sempre alla sospensiva dell’Ops: «si tratta di un provvedimento abnorme e in contrasto con la prassi dell’Autorità medesima che non tiene in alcun conto degli interessi della Banca, del mercato e degli azionisti di BBPM. Di conseguenza, la Banca adotterà ogni opportuna iniziativa presso le sedi competenti».

Unicredit si confida, con lo slittamento, di poter beneficiare anche di un intervento dell’Antitrust che ha prorogato dal 4 al 19 giugno il termine per una decisione sull’Ops, depotenziata da Giancarlo Giorgetti, una decina di giorni fa: «Bruxelles ha competenze in materia bancaria di concorrenza. Sulla sicurezza nazionale tocca allo Stato».

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