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Una chat per la Pa, test da giugno. Si accelera sul WhatsApp di Stato


Se tutto andrà senza intoppi, entro la fine del prossimo anno la Pubblica amministrazione potrebbe avere una propria chat per proteggere le comunicazioni tra governo, ministeri e altri rami dello Stato.

LE SCADENZE

A breve, entro la fine del mese, ci sarà però già una primo importante passaggio del progetto di dotarsi di un WhatApp della Pa, ossia di una sistema di messaggistica istantanea sicuro, per tutelare la riservatezza a livello governativo. Al lavoro ci sono l’Istituto poligrafico Zecca dello Stato e l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza.

Lo scorso 4 aprile è stato siglato un protocollo per «consolidare la postura di sicurezza dell’ecosistema cibernetico nazionale». In questa cornice al Poligrafico, partecipato al 100% dal Tesoro e che si sta già occupando del cosiddetto It-Wallet, lo strumento per l’identità digitale nel quale sono archiviati una serie di documenti per gli italiani, è stato assegnato il compito di realizzare uno studio di fattibilità, per esaminare le soluzioni oggi sul mercato.

Entro fine mese la controllata del Mef dovrebbe fornire all’Agenzia per la cybersicurezza un ventaglio di tre o quattro soluzioni da mettere alla prova e testare nell’arco dei prossimi sei mesi, per poi procedere alla scelta di un unico strumento entro la fine dell’anno. I successivi mesi costituiranno un ulteriore periodo di sperimentazione sul campo e via via dovrebbero portare ad allargare la portata delle amministrazioni che potranno o dovranno accedere al sistema.

Sotto la lente dei tecnici ci sono poco meno di una ventina di applicazioni, alcune già utilizzate altrove e pronte, altre che saranno adattate per le esigenze del governo italiano. Una delle indicazioni è che qualunque fornitore debba essere europeo.

Non saranno neppure possibili modelli proprietari, quindi limitati da software specifici.

Il progetto di una chat riservata per la Pa è già stato adottato dalla Francia. Il governo di Parigi si era mosso nel 2019 con Tchap, l’applicazione di messaggistica destinata ai funzionari, per accedere alla quale serve un indirizzo email governativo. Un modo per evitare che possano verificarsi incidenti come il recente caso di Jeffrey Goldberg, direttore del magazine statunitense Atlantic, inserito per sbaglio in una conversazione nella quale, sull’applicazione Signal, alti funzionari Usa discutevano i dettagli dell’attacco contro i miliziani yemeniti Houthi.

Un altro possibile candidato è il sistema di messaggistica sviluppato da Tim attraverso Telsy, il centro di competenza sulla cybersicurezza e la crittografia del gruppo della telefonia.

I DATI

I futuri passaggi serviranno a capire quali funzionari dovranno utilizzare il sistema e quindi quale sarà il perimetro degli utenti. Altro tema chiave sarà la conservazione dei dati, in particolare per capire per quanto tempo dovranno essere mantenuti e i modi in cui sarà possibile averne accesso.

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