01.10.2025
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Politics

Un “dicastero” per il Sud affidato all’ex Cisl Sbarra. Delega anche sulle Zes


Non è un ministero, almeno sulla carta, ma ci assomiglia molto. Giorgia Meloni l’ha cucito addosso a Luigi Sbarra, l’uomo Cisl, il sindacalista “bianco” a cui ha aperto le porte di Palazzo Chigi. Un dipartimento per il Sud. Il primo nel suo genere. Con uno staff imponente e imponenti deleghe per gestire i fondi europei.

LA MOSSA DELLA PREMIER

È una mossa politica, che ha l’avallo della presidente del Consiglio. Condensata in un emendamento del governo votato ieri al decreto Terra dei Fuochi. Un ministero per il Sud? Di fatto sì. Avrà sotto di sé la Zes unica (Zona economica speciale), ovvero la maxi-struttura che coordina i fondi di coesione per il Mezzogiorno e gli sgravi fiscali che attraggono e facilitano gli investimenti in otto Regioni italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. E non solo. È di questa estate la decisione di Meloni di allargare la Zes a due Regioni chiave del Centro-Italia, l’Umbria e le Marche dove il prossimo week end il governo combatterà la più decisiva delle battaglie elettorali alle amministrative, il vero ago della bilancia.

Un passo indietro. Risale a metà giugno l’annuncio a sorpresa della premier. La nomina di Sbarra a sottosegretario per il Sud che ha spiazzato il sindacato. E inserito forse in via permanente un “cuneo” nella “triplice”, allargando il solco, già profondo, fra la cattolica Cisl e i sindacati “rossi” Cgil e Uil, mai clementi verso la destra al governo. Un’operazione politica che ha suscitato qualche malumore nella stessa Cisl, che Sbarra ha guidato per anni, considerata però dalla leader di Fratelli d’Italia una mossa del “cavallo” riuscitissima. Tre anni di trincea fra maggioranza e corporazioni “rosse”, decine le battaglie combattute durante le riunioni fiume nella sala verde di Palazzo Chigi. Una su tutte: il salario minimo, contro cui il governo ha eretto un muro granitico. Nel frattempo, il progressivo avvicinamento del sindacato “bianco” guidato da Sbarra, fino al blitz di giugno. Ora la fase due. Che di fatto consegna al sindacalista amato dal centrodestra un vero e proprio ministero per il Meridione italiano. Con deleghe e poteri molto incisivi. Da un lato la Zes unica. Dall’altro la nuova cabina di regia interministeriale che dovrà coordinare tutte le politiche per il Sud. Sbarra la presiederà insieme a Tommaso Foti, il veterano di Fratelli d’Italia a cui Meloni ha affidato la cassa del Pnrr.

I DATI DIETRO LA SCELTA

Il tempismo non è casuale. C’entra la matematica, che ultimamente sembra sorridere al governo. Almeno a scorrere gli ultimi dati Istat che hanno certificato un boom occupazionale al Sud (50,1 per cento, un record nella storia recente). Ma anche i dati del Pnrr hanno fatto volare tappi di champagne nelle stanze che affacciano su Piazza Colonna, con il target del 40 per cento dei fondi per la ripresa europei destinati al Sud centrato anzitempo. Basta? No, non basta. La premier teme inciampi o rallentamenti da qui alle politiche. Sa che al Sud si giocherà una partita chiave per blindare altri cinque anni la destra a Palazzo Chigi. Ha messo in chiaro di recente ai suoi ministri che la Commissione europea, nonostante le speranze inizialmente riposte in Ursula von der Leyen, non concederà proroghe sostanziali della scadenza dei fondi, cerchiata in rosso e inamovibile: giugno 2026. E lo stesso vale per i fondi di Coesione da cui dipende lo sviluppo del Sud. Dunque il rigore deve essere massimo. Di qui l’operazione per centralizzare in una unica grande cabina di regia, ma è il caso di dire un ministero, la gestione dei fondi per il Mezzogiorno.

Una mossa elettorale? È l’accusa che ancora ieri montava dalle opposizioni, e rispedita al mittente dalla maggioranza, quando mancano ormai poche settimane alle elezioni in Puglia e Calabria e una manciata di giorni alle urne nelle Marche. E lo stesso vale per la Campania al voto. Dove tornano a salire le quote, a questo punto, di Giosy Romano come candidato civico del centrodestra contro il campolarghista Roberto Fico: ha guidato finora lui la struttura per la Zes unica, transitata ora sotto il maxi-dipartimento di Sbarra.

Sessanta persone, un team di esperti (stipendio massimo: mezzo milione di euro), circa sette milioni di euro l’anno dal 2026 il costo per le casse dello Stato. Si occuperà dell’ «indirizzo, promozione e coordinamento dell’azione strategica del governo con riferimento alle politiche per il Sud». Esulta Sbarra, il sindacalista “bianco” che ha conquistato la destra a Palazzo Chigi: «È la conferma dell’attenzione che il governo nazionale ha per il Mezzogiorno».


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