Lo Stato si prepara ad entrare nelle imprese. Non nel loro capitale, ma nei loro organismi di controllo. E le imprese coinvolte potrebbero essere molte. Tutte quelle che ricevono contributi diretti o indiretti a carico delle finanze pubbliche. Che si tratti di Transizione 5.0, di un altro contributo qualsiasi agli investimenti, di un aiuto diretto, di un sussidio, di una sovvenzione, l’impresa che lo riceve dovrà fare spazio a un rappresentante del ministero dell’Economia all’interno del collegio sindacale, l’organo deputato al controllo dei conti della società. La novità è contenuta nell’articolo 112 della manovra di Bilancio trasmessa alla Camera. Il titolo ne spiega immediatamente le finalità. Si tratta di una misura «di potenziamento dei controlli di finanza pubblica». Cosa dice esattamente la norma? Che «al fine di potenziare le funzioni di controllo e monitoraggio della finanza pubblica, è assicurata la presenza di un rappresentante del ministero dell’Economia e delle finanze nei collegi di revisione o sindacali di società, enti, organismi e fondazioni, che ricevono anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, contributi a carico dello Stato di entità significativa». Da alcune associazioni imprenditoriali, la norma era stata interpretata in maniera più riduttiva. Si era pensato che il riferimento valesse soltanto per le società pubbliche. Ma questa distinzione, in realtà, nel testo della manovra non c’è. Anzi. Fonti del ministero dell’Economia hanno confermato al Messaggero che la norma vale anche per le società private.
IL MECCANISMO
L’articolo 112, come detto, parla di contributi di un ammontare significativo. Cosa si intende? Il livello di contributi, sussidi, sovvenzioni e aiuti vari, che farà scattare l’obbligo di inserire un “controllore” del ministero negli organici aziendali, sarà stabilito da un successivo decreto del presidente del Consiglio su proposta del Tesoro da emanare entro tre mesi dall’approvazione della manovra. Ma in sede di prima applicazione, dal momento in cui la norma entrerà in vigore (il primo gennaio del prossimo anno se non ci saranno modifiche nel passaggio Parlamentare), sarà considerato “significativo” ogni contributo superiore a 100 mila euro. Una cifra non proprio elevatissima. L’altro passaggio riguarda il momento in cui i rappresentanti del ministero dell’Economia dovranno entrare nei collegi sindacali. La norma spiega che questo dovrà avvenire alla prima scadenza successiva all’esercizio in cui si verificano le condizioni previste dalla manovra.
Significa che alla prossima scadenza dei collegi sindacali, le imprese che fruiscono di contributi pubblici superiori a 100 mila euro, dovranno integrare i loro sindaci. O meglio. Dovranno sostituire un loro controllore con un controllore del ministero dell’Economia. Questo perché, spiega sempre la Manovra, il numero dei componenti del collegio sindacale non dovrà cambiare ma rimanere lo stesso previsto dalle norme di settore. Comunque sia, entro quattro mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, le imprese che ricevono contributi rilevanti, dovranno modificare i propri statuti, i propri regolamenti e le proprie disposizioni organizzative.
IL PASSAGGIO
Cosa dovranno fare esattamente i controllori? Secondo la relazione tecnica della Manovra dovranno “rendicontare” alla Ragioneria generale dello Stato l’uso dei soldi pubblici. L’altra domanda è se il ministero abbia abbastanza funzionari per svolgere questo compito e, soprattutto, chi li pagherà? I loro compensi, spiega la relazione tecnica della Manovra, saranno a carico delle stesse società e degli enti che finiranno sotto la vigilanza del ministero (per non gravare sui conti pubblici). Ma le imprese non devono preoccuparsi, secondo il governo. Nemmeno loro spenderanno di più, visto che dovranno rinunciare a un loro sindaco per fare spazio a quello del ministero. L’unico modo per non avere nei propri collegi sindacali i funzionari ministeriali, sarà quello di rinunciare ai contributi oltre soglia.
La misura, se sarà confermata, va detto è assai invasiva nella vita delle imprese. Probabile che nei prossimi giorni la norma, che è estremamente vaga, debba essere limita e meglio definita nei suoi confini nel passaggio parlamentare. Difficilmente imprese che competono sul libero mercato, potranno accettare di avere nei loro organi aziendali dei controllori governativi.
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