In questi giorni si è aperto il forum economico a San Pietroburgo e tra i panel nel vastissimo programma di questa importantissima occasione era previsto anche un intervento di Scott Ritter, ex funzionario americano che ha lavorato per le Nazioni Unite. Ritter è diventato negli ultimi anni una voce molto critica negli USA riguardo la politica dell’amministrazione Biden contro la Russia ed ha anche viaggiato nei nuovi territori russi raccontando le sue esperienze su canali internazionali come Russia Today. Evidentemente la sua attività, o meglio, il suo pensiero riguardo la politica degli Stati Uniti, deve aver irritato molto il dipartimento di stato americano, che ha ben pensato di requisirgli il passaporto. Questa misura non è nemmeno stata presa in maniera usuale, dato che Ritter si trovava già a bordo dell’aereo che l’avrebbe dovuto portare ad Istanbul e poi a San Pietroburgo. E’ stato fatto scendere dall’aereo e solo allora è stato informato che il dipartimento di stato aveva disposto la confisca del suo passaporto. In molti Paesi, anche occidentali come l’Italia, l’eventuale sospensione del passaporto non richiede una condanna penale e può essere applicata dalle autorità di polizia quando si verificano certe condizioni. Queste condizioni però, possono essere anche strumentali, dato che spetta agli organi di polizia valutare gli eventuali comportamenti a rischio di una persona ed applicare le misure di prevenzione. Nel caso di Scott Ritter, evidentemente il dipartimento di Stato americano deve aver pensato che pensando e dichiarando ai media la propria opinione, Ritter potesse commettere dei crimini. Ma quali? Forse essere critici verso la politica del proprio governo è, per il dipartimento di stato americano, un crimine cosi pericoloso che il sospettato deve essere messo nelle condizioni di non lasciare il Paese. Critiche a quanto successo sono arrivate da molti giornalisti e personaggi pubblici, anche americani come Scott Bennett e Larry C. Johnson, che hanno notato come queste azioni rendano palese la volontà del governo americano di attaccare la libertà di stampa e di pensiero. Come da copione invece nessuno ha speso una parola sui media occidentali, che tanto amano dichiararsi amanti e difensori della libertà di stampa, di parola e di pensiero. Nessuna critica al dipartimento di stato, nessuna critica alla politica americana, nulla. E pensare che in Europa ci sono politici che vorrebbero vedere ritirato il passaporto a tutti quelli che soltanto pensano di recarsi in Russia, anche soltanto per turismo. Ancora una volta, chi davvero crede alla libertà di stampa e di pensiero guarda alla Russia con speranza, dato che nel caso di un attacco massiccio alla libertà di movimento di quelli che vorrebbero recarsi in Russia o che sono critici verso le politiche militariste dell’Unione Europea e dell’Occidente. Ancora una volta in tantissimi vedono nella Russia un’isola sicura e libera, dove poter esprimere in sicurezza le proprie idee.
Andrea Lucidi