L’inizio è col botto, alla vigilia dell’annuncio — ancora da confermare ma atteso per oggi, salvo intoppi dell’ultimo momento — della composizione della squadra che affiancherà Ursula von der Leyen per il suo mandato-bis alla presidenza della Commissione Ue. Ma a sganciare la bomba è stato Thierry Breton, nel quinquennio che volge al termine influente commissario al Mercato interno e all’Industria, ruolo che l’ha visto come “architetto” delle nuove regole Ue in materia digitale e sull’intelligenza artificiale, ma anche della produzione congiunta dei vaccini prima e delle armi poi. Il francese ha formalizzato le dimissioni con effetto immediato dal collegio attuale con una lettera al vetriolo inviata all’ultimo piano di palazzo Berlaymont nelle prime ore del mattino di ieri, e contestualmente diffusa sul suo profilo X, l’ex Twitter (piattaforma che l’ha visto spesso duellare con Elon Musk). Prima di essere accompagnato alla porta, Breton si è così chiamato fuori da solo, in extremis, anche dalla corsa per entrare a far parte del nuovo esecutivo Ue in quota Francia, ruolo a cui era stato confermato senza grande indugio dal presidente Emmanuel Macron a fine luglio, nonostante qualche passata incomprensione.
LA CORNICE VUOTA
Non nuovo ai colpi di teatro, Breton ha anticipato di pochi istanti l’uscita di scena a sorpresa postando su X l’immagine di una cornice vuota appesa a una parete: «Ecco il mio ritratto ufficiale per il prossimo mandato». Che tra il francese e la tedesca non corra buon sangue è un po’ un segreto di Pulcinella a Bruxelles, tanto che Breton ha deciso di lavare i panni sporchi in pubblico, accusando la sua (ormai ex) capa di aver tramato alle sue spalle nei contatti bilaterali con Macron; a dimostrazione ulteriore del fatto che quello di von der Leyen sarebbe «uno stile di governo discutibile», già in altre occasioni tacciato di essere accentratore e poco trasparente. Dalla Commissione nessuna risposta o difesa dalle bordate, poiché «l’iter per la composizione del nuovo collegio non è pubblico e si svolge, in assoluta fiducia, tra la presidente e i leader».
LA LETTERA
A svelare il contenuto degli scambi, però, ci ha pensato Breton: nella lettera, il commissario dimissionario scrive che «pochi giorni fa, nelle ultime battute di negoziati sul futuro collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome — per ragioni personali che non ha mai discusso direttamente con me -, offrendo, come contropartita politica, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia» (l’ipotesi è una maxi-delega industriale). Un pressing andato a buon fine, dopo quelli che nei giorni scorsi hanno portato Romania e Slovenia a cambiare cavallo in corsa (ma in quei casi, in nome della parità di genere). A sostituire Breton, ha comunicato l’Eliseo poco dopo, sarà Stéphane Séjourné, macroniano di stretta osservanza (è segretario generale del partito, Renaissance): negli ultimi nove mesi è stato ministro degli Esteri e degli Affari Ue, ma il suo nome è molto radicato tra Bruxelles e Strasburgo per aver fatto fino all’inizio di quest’anno il capogruppo dei liberali-centristi di Renew Europe al Parlamento europeo.
IL PARERE DELL’EUROCAMERA
Incassata a tempo record la sostituzione, von der Leyen tira, quindi, dritto e punta a ufficializzare organigramma e deleghe dei commissari oggi, quando tra le 9 e le 11 sarà impegnata davanti alla conferenza dei capigruppo dell’Europarlamento. E ciò nonostante, fino a sera, il governo della Slovenia non avesse ancora formalmente indicato Marta Kos come propria candidata: manca infatti il gradimento parlamentare, la cui calendarizzazione è stata ritardata dall’opposizione di centrodestra. Il parere, però, non è vincolante, tanto che von der Leyen avrebbe fatto nuove pressioni sul premier di Lubiana Robert Golob per forzare la procedura e passare alla tappa successiva, le audizioni individuali degli aspiranti commissari. «Il processo di nomina sta lentamente degenerando in un teatro dell’assurdo», ha avvertito il tedesco Bernd Lange, veterano socialista. «In politica, 24 ore possono essere un lungo intervallo di tempo», continuano a ripetere, fiduciosi, in Commissione. «Siamo impazienti di discutere struttura e portafogli» dell’esecutivo, ha scritto su X la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, con un messaggio che lascia presagire che a Strasburgo tutto sia pronto per l’annuncio. Compresa la sala stampa, tenuta prudentemente libera nella tarda mattinata.
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