«Pensavo fosse Vannacci, invece era Giuseppe Conte». Dopo la Palestina, è (di nuovo) l’Ucraina a mandare in cortocircuito il campo progressista. E in particolare, le durissime parole su un’Ue «completamente disorientata» del presidente dei Cinquestelle, che invece sembra elogiare lo sforzo di pace del presidente americano. «Lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti», scandisce il leader pentastellato, dal momento che i governi europei e quello italiano «hanno fallito puntando tutto sulla scommessa di una vittoria sulla Russia» a «colpi di invii di armi e di spese militari».
BOTTA E RISPOSTA
Una posizione sovrapponibile, insomma, a quella della Lega (anche se i 5S precisano che quelle parole riflettono non un elogio a Trump ma una presa d’atto dell’incapacità europea). Che però fa infuriare mezzo Pd, a cominciare dai riformisti. «Sembra Vannacci», ironizza il dem Filippo Sensi. «Ma sì, lasciamo che sia Trump a condurre il negoziato, lui che tanto ha a cuore le sorti dell’Ucraina e il futuro dell’Europa», punge Giorgio Gori. Si smarca pure il verde Angelo Bonelli, mentre Carlo Calenda rievoca il governo giallo-verde («Conte-Salvini era decisamente una coppia naturale»). In serata, ecco la controreplica dell’avvocato: «Mi sono limitato a fotografare con rammarico la disastrosa situazione attuale: ho sempre auspicato un protagonismo dell’Europa. I farisei che hanno da ridire, se hanno soluzioni alternative si facciano avanti». Parole a cui segue una nuova stoccata di Sensi: «Era meglio Grillo…».
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