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Ucraina, il governo conferma il «sostegno multidimensionale» ma frena sugli asset russi (e le armi diventano tabù)


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Niente armi. È una parola tabù nella risoluzione del centrodestra che domani in Parlamento dovrà confermare il sostegno all’Ucraina. Nel testo della maggioranza che sarà votato a margine delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo, si parla di «sostegno multidimensionale» a Kiev. Si gioca sul filo del vocabolario per tenere insieme la maggioranza e la barra dritta sulla politica estera.

Mentre Meloni vola a Berlino per il vertice dei Volenterosi con Zelensky, il governo assicura «ogni sforzo per sostenere il processo di pace per l’Ucraina, continuando a collaborare con gli Stati Uniti e mantenendo coeso il fronte europeo affinché si arrivi a una pace giusta e duratura in Ucraina». Ma il diavolo come sempre è nei dettagli.

I nodi

La risoluzione passa in rassegna i dossier più critici di questa fase negoziale. E affronta il tema spinosissimo degli asset russi congelati dall’Ue, al centro del prossimo Consiglio europeo. L’Italia torna a esplicitare i suoi tanti caveat. Chiede di individuare come opzione di finanziamento a Kiev «quella maggiormente solida da un punto di vista legale e finanziario, prevedendo regole chiare sulla spesa dei fondi e garantendo un giusto ritorno e il pieno coinvolgimento dell’industria europea». Ecco un primo freno alla proposta della Commissione di usare gli asset russi per finanziare le spese di guerra ucraine. E ne arriva un secondo ancora più esplicito. Il governo, nella risoluzione limata dal ministro agli Affari UE Tommaso Foti e dalla premier, ricorda che «presterà particolare attenzione al tema dell’impatto attuale e futuro sui saldi di finanza pubblica» perché si è appena «guadagnato una prospettiva di uscita dalla procedura di deficit eccessivo».


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