Economy

no allo stop agli ibridi


Nuovo e ancora più duro messaggio da parte di Italia e Germania all’Europa per abbandonare le rigidità del Green deal soprattutto sul fronte dell’auto. Martedì prossimo la Commissione dovrebbe annunciare la sua linea per rivedere le normative sulle emissioni di Co2, ma Bruxelles sembra disposta a concedere poche deroghe alla piena elettrificazione dei veicoli dal 2035. Proprio questa battaglia e quella sul rilancio dell’acciaio hanno finito per essere al centro del bilaterale italo-tedesco sull’industria che si è tenuto ieri a Roma con i ministri Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) e Katherina Reiche (Economia ed Energia). Ne è scaturita una dichiarazione congiunta di 24 punti, che — tra non richieste per rendere più sostenibile la transizione in settori come Ia, chip, microelettronica, plastica e chimica — soprattutto alle tesi 12 e 13 fa capire la distanza tra Ue e principali economie industriali dell’Eurozona. Al punto 12, quello sull’auto, Urso e Reiche non soltanto ricordano alla von der Leyen le due lettere inviate dai premier Meloni e Merz per salvare gli ibridi dopo il 2035, ma chiedono sulle emissioni «una revisione del quadro normativo esistente basata sui principi di flessibilità e piena neutralità tecnologica, con l’obiettivo di evitare sanzioni sproporzionate e di breve termine». Urso, non a caso, ha detto: «Non accetteremo palliativi».

Nel punto successivo della dichiarazione, il 13 incentrato sulla siderurgia, Roma e Berlino chiedono di confermare i dazi sull’acciaio — in primis quello cinese — extra Ue, di salvaguardare le forniture di rottami e materie prime, e non meno «necessario è rivedere il meccanismo di eliminazione graduale delle quote gratuite Ets fino a quando il Cbam non avrà dimostrato la sua efficacia». La Ue — che ieri ha presentato il pacchetto di semplificazione della legislazione ambientale per far risparmiare un miliardo alle aziende — deve reinvestire i ricavi delle multe in misure di politiche industriali. Anche perché come dimostra l’ultimo rapporto del Cer, Paesi come l’Italia nel 2026 e nel 2027 vedranno ridurre le emissioni. Sul fronte dell’acciaio, Urso ha annunciato che sull’Ilva sono attesi oggi le offerte e i piani industriali da Bedrock e Flacks, gli unici pronti a rilevare l’intero gruppo.

Di auto e di scelte della Ue si è discusso anche all’annuale assemblea dell’Anfia. Davanti alla platea dell’ associazione dei produttori di automotive, Emanuele Orsini, leader di Confindustria, ha scandito: «Abbiamo fatto di tutto per distruggere il mondo dell’automobile». Non meno duro Antonio Gozzi, leader di Federacciai, che contro il declino del Vecchio Continente ha proposto una marcia delle imprese sul modello di quella dei 40mila, «perché se non si cambia direzione la manifattura europea nel giro di 5 anni, non 10, sparisce».


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