Il governo accelera su Transizione 5.0. Nei prossimi giorni, secondo quanto annunciato dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di un webinar organizzato da Confindustria alla presenza di circa 3 mila imprese, sarà disponibile il portale che consentirà di prenotare l’utilizzo della misura. Sul piatto ci sono 13 miliardi di euro nel 2024 e 2025 (di cui 6,3 ricavati dal Pnrr) e l’obiettivo è promuovere l’innovazione digitale e green del Paese.
«Questo piano — ha spiegato Urso — è il primo e l’unico in Europa che mette insieme in un’unica misura le due transizioni, quella digitale e quella energetica: la transizione digitale con l’evoluzione di Industria 4.0, la transizione energetica con l’efficientamento e la riduzione dei consumi, e nel contempo con l’utilizzo della tecnologia green. Transizione 5.0 — ha proseguito Urso — diversamente da Industria 4.0, prevede che tutte le imprese, di qualunque dimensione e di qualunque settore, possano utilizzarlo, e che più del 10% delle risorse possano essere impiegate per la formazione dei lavoratori alle nuove competenze».
I PROGRAMMI
Confindustria mostra di apprezzare i passi avanti del governo, anche se viale dell’Astronomia sollecita il prima possibile l’arrivo di indicazioni chiare in modo che le imprese possano programmare i loro investimenti. A questo proposito, il vicepresidente di Confindustria per le Politiche industriali e il Made in Italy, Marco Nocivelli, ha sottolineato che «è Importantissima l’emanazione della circolare operativa in quanto aiuterà tutti i professionisti a capire e a chiarirsi le idee su alcuni punti».
I SETTORI
Occorre ricordare che alcuni giorni fa Marco Calabrò, responsabile della segreteria tecnica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, aveva spiegato che il governo si era preso del tempo per negoziare con la Commissione europea le migliori condizioni possibili sul cosiddetto criterio del «non arrecare danno significativo all’ambiente». Vale a dire il DNSH. «Abbiamo cercato di concordare con Bruxelles — aveva spiegato Calabrò — qualche apertura rispetto all’applicazione rigida di questi criteri, che avrebbe portato di fatto all’esclusione di interi settori, come l’agricoltura e i settori energivori (carta, ceramica, vetro, chimica)». Sono 5 le categorie ammesse all’incentivo: i gruppi di generazione dell’energia elettrica, i trasformatori posti a monte dei punti di connessione della rete elettrica, gli impianti per la produzione di energia termica, i servizi ausiliari di impianto e gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta.
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