La premessa è d’obbligo: affinché vada a dama l’elezione dei nuovi componenti della Consulta bisognerà aspettare dicembre. Solo tra un mese i tempi saranno sufficientemente maturi affinché maggioranza e opposizione possano lasciarsi alle spalle le tossine del blitz tentato da Giorgia Meloni per eleggere Francesco Saverio Marini al posto di Silvana Sciarra e tornare in Parlamento senza ingolfare le urne di schede bianche o senza più o meno improvvise astensioni di massa. Tradotto: solo appena prima della fine dell’anno l’ulteriore scadenza del mandato di 3 giudici, imporrà di trovare immediatamente una soluzione. E di farlo in tempi congrui. Prima cioè della reale ultima chiamata (il presidente Augusto Barbera e i giudici Franco Modugno e Giulio Prosperetti terminano il mandato il 21 dicembre) e, soprattutto, prima che Sergio Mattarella sia costretto ad un nuovo intervento pubblico contro l’irresponsabilità del Parlamento (si ragiona su un’elezione “preventiva” ad inizio mese, da ratificare poi appena prima di Natale).
LE STRATEGIE
Attorno alla Corte costituzionale di movimento però ce n’è eccome. Posto che viene considerato più o meno da tutti archiviato lo schema “estivo” che prevedeva l’indicazione di tre nomi da parte della maggioranza e uno dall’opposizione, sul tavolo c’è oggi una proposta di intesa che vedrebbe il centrodestra nominare due giudici e il centrosinistra uno, lasciando che l’ultimo sia una figura tecnica e indiscutibile. Un’idea attorno a cui Elly Schlein pensa di poter condensare le mille rivendicazioni dei partiti di minoranza, e che vorrebbe illustrare direttamente a Meloni, con cui l’ultimo contatto non è però stato serenissimo (si cercò un’intesa sul Medio Oriente e il giorno dopo la leader FdI “ufficializzò” sulle chat di partito il tentativo di blitz). Al momento la formula è considerata accettabile tra i partiti di governo, a patto che il centrosinistra non proponga nomi irricevibili per la figura terza. Accanto al consigliere giuridico di palazzo Chigi Marini e ai candidati a vario titolo di Forza Italia (dal senatore Pierantonio Zanettin al viceministro Francesco Paolo Sisto), potrebbero quindi figurare non solo l’ex deputato dem e costituzionalista Stefano Ceccanti, ma appunto una figura terza rispetto ai partiti. Un identikit che, secondo fonti parlamentari vicine al dossier, potrebbe coincidere con quello di Roberto Garofoli, magistrato, già presidente di sezione del Consiglio di Stato e — forse “soprattutto” considerando il profilo terzo richiesto — ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi. Che Garofoli possa essere la carta capace di smuovere gli ingranaggi arrugginiti dell’intesa bipartisan sono convinti in molti. Che possa essere la carta vincente, invece, è tutto vedere. Tant’è che la partita Consulta potrebbe finire con l’intrecciarsi con quella Csm, dove la sospensione di Rosanna Natoli (consigliera in quota FdI) ha aperto ad un nuovo impasse. «Se il centrosinistra dovesse scegliere un candidato alla Consulta tra i suoi rappresentanti in Csm — è il ragionamento di un parlamentare di rango nel centrodestra — i rapporti tornerebbero in equilibrio e tutto sarebbe più semplice».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this