22.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

«Torno in Rai, ma non voglio un ruolo di potere. A posto con la coscienza. Starò vicino a mia moglie»


«Ora farò, insieme ai legali che mi aiuteranno, l’avvocato di me se stesso. Lo sa che sono laureato in giurisprudenza e ho il dottorato in diritto? So bene come si fanno le querele ai giornalisti e conosco purtroppo, ora direttamente sulla mia pelle anche se mai avrei immaginato un cinismo così terribile e un disprezzo della persona tanto forte, la pericolosità devastante delle fake news. Milioni e milioni di risarcimento mi aspetto». Gennaro Sangiuliano non ha più la voce cupa e angosciata dei giorni scorsi. Sembra quasi sollevato. Scandisce con maggiore sicurezza le sue parole. No, non c’è ovviamente baldanza nel modo in cui descrive che cosa farà a breve, e tutto comincerà con la querela alla donna che ha scatenato il putiferio, Maria Rosaria Boccia, da cui «non sono ricattabile, né da lei né da nessun altro». «Ho il bisogno di disintossicarmi per un po’, poi tornerò a scrivere a lavorare, e intanto rispolvero le mie conoscenze giuridiche per far condannare nei tribunali quelli che hanno scritto bugie».

Boccia, parla l’ex marito: «Non sono stupito, Sangiuliano non si può immaginare quello che passerà»

RILETTURE
Rileggerà nelle prossime settimane ancora meglio Antonio Gramsci, su cui stava lavorando per una mostra in collaborazione con l’Istituto Gramsci e storici anche di sinistra: «Il merito di Gramsci è stato quello di aver corretto il marxismo esaltando il concetto di popolo e di nazione». E finirà di scrivere un saggio sul conservatorismo, prima di mettersi all’opera sulla biografia di un leader internazionale dei nostri giorni. Da ministro della cultura a, come sempre, cultore della cultura. «Voglio recuperare anche i miei sentimenti, stare vicino a mia moglie di cui resto innamorato e fare un bilancio della mia vita politica. Vogliono farmi passare per un reietto ma io mi sento a posto con la coscienza: non ho tradito le istituzioni, non ho usato neanche un euro di soldi pubblici per un caffè. La Corte dei Conti vuole indagare? Ben venga, è tutto nel mio interesse dimostrare l’impeccabilità di comportamento».

Non dev’essere stato facile l’incontro dell’addio con Giorgia Meloni, dopo che pareva che la permanenza di Sangiuliano al governo dovesse continuare. «Guardi, non crediate che sia accaduto chissà che cosa tra di noi. Continuiamo a fidarci l’uno dell’altra. Ho tolto il bersaglio a tutti coloro che hanno scaricato su di me il peggio del peggio in questi giorni, un accanimento mai visto. Giorgia è stata comprensiva, non mi ha spinto lei a lasciare, mi ha ascoltato come sempre, mi ha lasciato libero di fare la mia scelta. Si è comportata nel migliore dei modi possibile. Questa è stata una decisione mia, perché stava diventando troppo duro e troppo ingiusto il tiro al piccione». Eppure, in questi due anni da ministro, agli attacchi Sangiuliano è stato più che abituato. Basti pensare al tormentone sulle sue gaffe. La definizione di «Dante come fondatore della destra italiana» è apparsa come un’iperbole ma ha rappresentato in realtà il segnale dell’ambizione di chi l’ha pronunciata. Quella di rivedere criticamente l’intera tradizione politico-culturale italiana.

Operazione mastodontica, e ovviamente non c’è stato il tempo — ammesso che fosse un tentativo praticabile — per portarla a termine. Così come, almeno per quanto riguarda l’azione del ministro appena uscito, resta a metà quel grande rimescolamento nelle nomine, non sempre destinate — nella dottrina e nella pratica di Sangiuliano — a figure vicine alla sinistra. Ma il fatto che Meloni abbia chiamato, per guidare il dicastero della Cultura, Alessandro Giuli che Sangiuliano aveva nominato al Maxxi è la riprova che i nomi di manager e di intellettuali d’area sono sempre quelli e non sono affatto numerosi. Un’anomalia italiana, ecco. Ma adesso Sangiuliano è preso dalla voglia di dire questo: «Devo ripartire e lo farò perché non mi mancano l’energia e la fiducia in me stesso, anche se la cattiveria che ti viene scaricata addosso è fatta apposta per farti arrendere. Io invece vado avanti». Torna in Rai, Sangiuliano? «Certo che ci tornerò Come hanno fatto Marrazzo, Badaloni e tanti altri che presero aspettativa per impegnarsi in politica. Sono un dipendente Rai a tempo indeterminato. Tornerò al mio lavoro e nell’azienda dove sono cresciuto. Ma non voglio un posto di rilievo. Cercherò di avere un posto laterale. C’è troppo accanimento nel mondo del potere, e questa vicenda mi ha fatto capire che bisogna stare al riparo da chi fa di tutto per rovinarti la reputazione, la professione, la vita». Non dice l’ex ministro che dietro la strategia della demolizione attivata da Maria Rosaria Boccia ci siano chissà quali poteri e chissà quanti complotti «ma andrò fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi». C’è chi dice — ma è una maldicenza e anche ingenerosa — che dietro Boccia ci sia la sapienza mediatica di Vittorio Sgarbi, l’ex sottosegretario che lasciò il ministero della Cultura dopo uno scontro durissimo con Sangiuliano. L’ex ministro non commenta nemmeno.

RIPARTENZE
Una nota di sollievo, oltre al fatto che «con Giorgia ci ritroveremo», è questa: «Mi stanno chiamando tutti i ministri per esprimermi solidarietà». Anche Salvini? «Anche lui. E in più due esponenti dell’opposizione: Giuseppe Conte e Andrea Orlando. Mi hanno trasmesso il loro affetto, sono due amici a cui tengo molto». Può ammettere, però, Sangiuliano che la sua opus magnum — il superamento della famigerata egemonia della sinistra sulla cultura — sia fallita? «Avevamo cominciato a ribaltarla. La mostra su Giovanni Gentile, l’esposizione su Tolkien alla Galleria Nazionale d’arte moderna, la rassegna sulle avanguardie del ‘900 e sul futurismo. Queste sono cose che restano. Per la prima volta in Italia sono state organizzate grandi mostre su autori e personaggi storici che la sinistra aveva ignorato per ragioni ideologiche. E sono consapevole che di aver toccato un nervo sensibile e di essermi attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema ricercando più efficienza e meno sprechi».

Ecco, Sangiuliano ha mollato ma non molla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]