18.05.2025
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Economy

tetto dell’1,5% sulla spesa. Poste ai privati, ma lo Stato resterà sopra il 50 per cento


Prima il consiglio dei ministri. Poi una colazione tra Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e altri ministri. Tutto per cementare il messaggio di una politica fiscale «prudente e responsabile».

E anche più rigorosa di quanto ha chiesto l’Europa. Giorgetti ha scoperto le carte del Piano strutturale di Bilancio, portando in Consiglio dei Ministri un documento che, con tutta evidenza, punta a rassicurare i mercati e ad evitare qualsiasi elementi di attrito con Bruxelles. Accompagnato anche dall’approvazione definitiva del Decreto per la privatizzazione di una nuova quota delle Poste italiane, con la garanzia però, che il Tesoro rimarrà sopra il 50 per cento.

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Nel Piano strutturale di Bilancio il governo si è impegnato a ridurre il deficit sotto il 3% già nel 2026 e a imbrigliare la crescita media della spesa netta all’1,5%. Due punti fermi che, nella strategia del dicastero di Via XX Settembre, servono garantire la sostenibilità del debito e a rinnovare l’intenzione di conseguire la correzione dei conti in 7 anni e non 4, come previsto dalle attenuanti del nuovo Patto riformato da negoziare con la Commissione europea. Il Piano, come previsto, non contiene ancora le stime programmatiche per capire l’aggiustamento dei conti o le risorse a disposizione per la manovra, in attesa della revisione dei dati Istat attesa il 23 settembre. Dopo l’aggiornamento delle stime sul crescita e conti, il Psb dovrebbe tornare in Consiglio dei ministri e da lì essere trasmesso a stretto giro di posta alle Camere e poi a Bruxelles, entro fine mese. Il che vuol dire che il parlamento potrà esaminarlo a inizio ottobre.

«La traiettoria di spesa netta inserita nel Piano, che rappresenta il nuovo indicatore univoco sottoposto alla sorveglianza della Commissione — ha spiegato Palazzo Chigi al termine del Cdm — è in linea con le aspettative delle autorità europee». Ed in effetti le nuove regole europee prevedono che il parametro da tenere sotto controllo non sia più tanto il deficit, quanto la spesa pubblica corrente che, ora, camminerà con il freno a mano tirato. Questo permetterà di tenere sotto controllo sia il deficit che il debito. Il primo parametro, come specificato dal Tesoro, sarà sotto il 3 per cento già nel 2026, in anticipo di un anno rispetto al Def di aprile. Ma non è stato specificato se si tratti di un dato che tiene già conto delle politiche del governo come il taglio del cuneo e dell’Irpef. Due misure sulle quali comunque il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto più volte che è «impossibile tornare indietro» e che quindi, certamente, saranno confermate per il 2025. Il governo — si legge ancora nella nota — ribadisce la volontà di conseguire la correzione dei conti entro un orizzonte di sette anni, da negoziare con Bruxelles sulla base delle nuove regole del Patto di stabilità. Per ottenere più tempo,

IL PASSAGGIO

Il Piano prevede nuovi investimenti e nuove riforme: dalla giustizia, alla pubblica amministrazione, passando per la concorrenza e le semplificazioni per le imprese. Si tratta dei “compiti a casa” già assegnati dalla Commissione europea all’Italia nelle ultime raccomandazioni. Una di queste comunque, non sarà seguita. Si tratta dell’adeguamento dei valori catastali degli immobili. A chiarire che nel Piano strutturale di Bilancio non ce ne sarà traccia, è stato il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo che ieri ha anche confermato che il bonus da 100 euro della befana sarà anticipato a Natale con un emendamento al decreto omnibus. Il Piano strutturale di Bilancio sarà illustrato ai sindacati il 25 settembre, subito prima di essere trasmesso in Parlamento. Probabile che si inizierà a parlare anche della manovra. Ieri il Tesoro ha chiarito che sull’assegno unico non ci sarà nessuno stop per chi non presenta l’Isee che, dunque, continuerà ad incassare l’aiuto da 57 euro al mese.

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