Condannata a dieci mesi di reclusione per tentata rapina impropria, tentato furto aggravato e lesioni aggravate. È finita così ieri mattina al tribunale monocratico di piazzale Clodio la vicenda che ha coinvolto Diana Schivardi, figlia di Nadia Bengala, la miss Italia del ’98. Il pm Cristiana Correra aveva chiesto un anno e dieci mesi ma il giudice ha considerato le attenuanti generiche. «Quella mattina — dichiara l’avvocato Sergio Stravino — la mia assistita non era lucida e per questo la pena è stata ridotta rispetto alla richiesta dell’accusa».
LA VICENDA
Tutto inizia poco dopo le 11 del 19 marzo scorso quando Schivardi, in evidente stato di alterazione, riesce a entrare facilmente in un’auto parcheggiata all’interno di una stazione di servizio Q8 di via Trionfale. Prova a metterla in moto ma viene bloccata dal gestore della pompa di benzina che la invita ad allontanarsi. «A quel punto la donna attraversa la strada alla ricerca di altre auto in sosta da aprire — si legge negli atti — ed entra in una Toyota di colore grigio provando a metterla in moto con un mazzo di chiavi trovate sul sedile». Schivardi ha ormai attirato l’attenzione di passanti e residenti della zona che segnalano alle forze dell’ordine quella ragazza in «stato di escandescenza». Tra loro anche un 48enne originario del Camerun, proprietario di una macchina parcheggiata nelle vicinanze, che assiste alla scena. La figlia dell’ex miss Italia prima tenta di convincere l’uomo a darle un passaggio con le buone. Ricevuto un secco diniego, Schivardi si accende in un impeto di rabbia e lo colpisce con «calci, pugni e frasi razziste», si legge nel capo di imputazione, anche nelle parti intime. Tanto che si rende necessario il trasporto dell’uomo all’ospedale Gemelli in codice giallo. Non solo, dopo l’aggressione l’imputata si avventa anche contro la Toyota del 48enne «danneggiando il cofano, lo specchietto retrovisore e strisciando le portiere».
L’ARRESTO
Gli animi si surriscaldano e un gruppetto di persone la circonda. Solo l’arrivo dei carabinieri riesce a ristabilire l’ordine e Schivardi finisce in manette, una misura dovuta «allo stato di agitazione della donna anche in considerazione della presenza di numerose persone che l’avevano accerchiata», si legge dai verbali. La giovane viene portata nella caserma di Monte Mario ed è qui che la sua posizione si aggrava. Un’altra vittima si presenta nella stessa stazione dei carabinieri e denuncia di aver subito, qualche ora prima, un tentato furto dal suo furgone in via Acquedotto del Peschiera, non lontano da via Trionfale. Diana Schivardi avrebbe provato a portare via la merce in consegna approfittando di un momento di distrazione dell’autista. Insomma, una giornata davvero difficile per la 28enne che aveva già avuto guai con la legge quando, il 16 agosto del 2023, era stata arrestata per il furto di diversi capi di abbigliamento in un grande magazzino di Roma. «L’esito della perizia chiesta in fase di convalida — ha dichiarato l’avvocato Sergio Stravino — ha confermato il fatto che la capacità di intendere e volere di Diana in quel momento fosse largamente scemata a causa della sua condizione cronica da assunzione di stupefacenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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