Le ha disegnate apposta per lei Norah Alhumaid, stilista saudita all’ultimo grido. Scarpe in pelle di pitone di un blu acceso, tacco d’oro scintillante. Come scintilla la catenina di oro e citrino, tempestata di diamanti, che le ha fatto arrivare il presidente uzbeko, insieme alla cintura di perle incastonate, omaggio confezionato dal re del Bahrein in una vistosa valigetta foderata di velluto rosso. Abituata a uno stile più sobrio, istituzionale, riesce difficile immaginare Giorgia Meloni con indosso mise così appariscenti ed esuberanti. Ma a caval donato, si sa, non si guarda in bocca. E sono tanti i doni ufficiali che in due anni e mezzo a Palazzo Chigi la presidente del Consiglio ha ricevuto dai leader mondiali.
La lista dei doni
Ora eleganti e lussuosi, ora invece semplici e perfino frugali. A tratti comici, come la statuetta formato mini di Javier Milei con la motosega in mano, donatale con un certo orgoglio dal presidente argentino in visita a Roma. Tappeti e vestiti ricamati, foulard e cosmetici, libri, quadri, soprammobili. C’è una stanza al terzo piano di Palazzo Chigi che custodisce questo piccolo “tesoro” frutto di trenta mesi di viaggi intorno al mondo. Retaggio di quella diplomazia in cui Meloni non stenta a riconoscere, come confida ai suoi, il più grande successo da quando è entrata nella stanza dei bottoni. Regali di ogni tipo, accalcati in un “caveau” come prevede la legge, che impedisce a qualsiasi premier di portare a casa doni dal valore superiore ai 300 euro.
Foulard, quadri e collane
Sono duecentosettantatrè, elencati in una lista stilata dal governo e depositata nell’ufficio del sindacato ispettivo della Camera su richiesta del deputato renziano Francesco Bonifazi, che ha dedicato al tema un’interrogazione. L’elenco, visionato dal Messaggero, è lì in un cassetto al terzo piano di Montecitorio.
Da dove iniziare? Nel forziere della premier ce n’è per tutti i gusti. Riposa lì, per dire, il foulard che il presidente albanese Edi Rama, l’ “amico Edi”, ha consegnato a Meloni al forum per l’Ambiente di Abu Dhabi a gennaio nel giorno del suo compleanno. Scenetta subito assurta agli onori delle cronache: il leader socialista, due metri di altezza, in ginocchio con il foulard ricamato di orni e disegni di sua mano (è un formidabile pittore) offerto alla premier italiana, che assiste assai divertita. Non basterebbe un guardaroba intero a stipare i vestiti regalati alla presidente del Consiglio nel suo peregrinare internazionale.
Chissà se è di suo gusto il presente che le ha consegnato al G20 di Bali il presidente indiano Narendra Modi — una veste tradizionale delle donne del Kerala — legato alla premier da simpatia umana e politica tanto da alimentare una vera e propria mania sui social indiani dove fioccano foto dei due leader sorridenti con l’hashtag #Melodi. O ancora il tappeto intrecciato dalle migliori maestranze tessili indiani affidato qualche mese più tardi al cerimoniale di Palazzo Chigi.
Da Draghi a Conte , i “forzieri” degli ex premier
Una piccola grande stanza delle meraviglie, dove sono stipati i regali via via accumulati dagli ex presidenti del Consiglio. Costretti a non toccarli, a lasciarli lì, ai posteri. Semmai a metterli all’asta, per beneficenza, come fece Prodi con un fucile Winchester ornato di lapislazzuli donato dai sauditi. Un archivio di storie e ricordi. Raccontano che Mario Draghi abbia sofferto nel dover lasciare nel cellofan la bicicletta nero pece donatagli dal team delle olimpiadi di Tokyo, lui che ai tempi ruggenti di Bankitalia si concedeva spesso una corsa o una pedalata di primo mattino. Matteo Renzi spostò tutto in una stanza al terzo piano. Giuseppe Conte, allargando l’appartamento presidenziale, ne tenne qualcuno nel salotto affacciato su Piazza Colona.
Il set da tè della regina Vittoria
E i regali di “Giorgia”? Sono tutti a palazzo, catalogati nel “forziere”. C’è la collezione di tazzine in porcellana della prestigiosa marca ungherese Herend, amatissima dalla regina Vittoria che ci beveva il té a Buckingam Palace, omaggio di Viktor Orban. Come lo sfarzoso porta-gioielli inviato dal presidente della Slovacchia, riempito di un anello e un paio di orecchini. Vistosi i regali dei leader africani. Un fiume dalla Libia: pendenti, bracciali, gioielli, statuette a forma di cammello, tappeti e quadri (ne ha inviati un paio l’egiziano Al-Sisi), un vaso dal Vietnam, dalla Moldavia un acquerello, una ciotola in ceramica consegnata da Joe Biden, dall’ucraino Zelensky un tablet.
La curiosità? Un set di trucchi dal governo giapponese. Qui e lì, doni per il palato chiusi e impacchettati: bottiglie di vino ungheresi, un sacco di riso dal Pakistan. E poi i regali tutti italiani. I cappelli da Alpino e Bersagliere donati ai rispettivi raduni, un pezzo di cavo del Cern di Ginevra, uno skateboard dai mondiali di skate. Spunta una bambola di pezza, simpatico regalo del rivale dem Emiliano, governatore della Puglia. Ne seguiranno altri, ovviamente. E chissà che un giorno il caveau dei premier italiani non apra le porte al grande pubblico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email