Sorrisi e abbracci, davanti alle telecamere. Poi, distanziati di qualche metro, rieccoli a duellare, almeno a parole.
Matteo Salvini e Antonio Tajani, alleati in eterna competition nel centrodestra, si rivedono fra gli ulivi di Manduria, nella masseria Li Reni di Bruno Vespa. E dura un attimo (il tempo di stringersi la mano e di scambiarsi un sorriso) e poco più, l’apparente riconciliazione fra i due vicepremier di Giorgia Meloni che da settimane — soprattutto dalla campagna elettorale per il voto europeo in avanti — si punzecchiano ad ogni occasione. «Salvini farà un gruppo con i Patrioti di Orban? Può essere, ma sarà un gruppo ininfluente, perché con loro non ci parla nessuno», mette a verbale il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia sotto la tecnostruttura allestita nella tenuta del conduttore di Porta a Porta in Puglia. «Ininfluente? Ne riparliamo a metà luglio», sorride sornione in tutta risposta Salvini raggiunto il padrone di casa sul palco. Pensare che i due, per un attimo, riescono a salutarsi e scherzare, «visto? Ci tenevo», gioca Tajani consapevole che la nuvola di telecamere nella tenuta vinicola di Vespa è puntata su questo strano, infinito duello a Palazzo Chigi. Così vicini — anche gli uffici, due porte accanto affacciate su Piazza Colonna a Roma — così diversi.
Anche nel look. Istituzionale il completo blu di Antonio Tajani, cuore Dc, sempre composto. Più sbarazzino ed estivo il completo di lino beige, con pochette rossa e mocassini, sfoggiato da Salvini che arriva a Manduria raggiante, nel giorno del grande annuncio: il maxi-gruppo dei “patrioti” in Europa con Marine Le Pen e gli spagnoli di Vox, già alleati di Meloni. «Il completo? Lo ha scelto Francesca, altrimenti finivo in bermuda», se la ride sotto il palco del Forum in Masseria, organizzato da Bruno Vespa e Comin&Partners. Prima di schivare i cronisti, «scusate ma gioca la Spagna, e se vince (ha vinto, ndr) si festeggia con Vox». Non è di stile, ma di Europa che dibattono e duellano a distanza i due vicepremier in Puglia.
«Noi stiamo seriamente prendendo in considerazione la possibilità di fare parte del terzo gruppo europeo», annuncia Salvini, ma gli annunci non servono perchè i giochi sono già fatti e lunedì, anche se lui glissa, «non voglio sbilanciarmi..», tra i Patrioti approderanno anche i lepeniani. «Ininfluente? Aspettiamo per capire chi sarà influente e chi no», l’affondo rivolto a Tajani. È un ping pong continuo, tra i filari di vigneti da cui scorreranno a settembre fiumi di Primitivo di manduria, la specialità di casa Vespa.
IL BOTTA E RISPOSTA
«Se l’amico Tajani non si vuole sedere al tavolo con Le Pen, allora parliamo del nulla», rincara il “Capitano”. A pochi metri di distanza, il capo di Forza Italia catechizza i giornalisti sulle manovre europee che conosce bene e batte duro sui “Patrioti”: «Essere il terzo gruppo comunque non basta per contare ed essere protagonisti». Seduto accanto a Vespa, discorre di diplomazia- con lui il presidente di Simest Pasquale Salzano che lancia un plafond di investimenti da 200 milioni di euro per il Piano Mattei e la direttice dello Iai Nathalie Tocci — ed ecco un’altra occasione per marcare le distanze.
Le parole di Salvini su Biden? «Io uso un linguaggio diverso, altrimenti saremmo la stessa persona». Uno-due. Anche la diplomazia è un nervo scoperto. Tajani si scurisce in volto, quando gli chiedono della gita dell’ungherese Viktor Orban alla corte di Putin, con grande sdegno dei vertici Ue. Salvini proprio no. «Io sono per la pace e per far cessare le bombe. Quindi sono per Kiev, per l’Ucraina e i suoi bambini».
Le strade si dividono. Tajani vola via, lo attende il summit della Nato a Washington, la settimana che viene. Salvini si concede una notte nella masseria di Vespa, si attacca al televisore, tifa Spagna contro la Germania. Pronto a stappare con i suoi nuovi alleati.
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