Sferza la Corte di giustizia Ue, autrice della sentenza sui Paesi sicuri che il governo vede come fumo negli occhi: «Se devono decidere tutto i magistrati, mi dimetto e ne mettiamo uno alla Farnesina…». Avverte Israele («deve comprendere che la priorità è salvare vite»), anche se ribadisce che «in questo momento non ci sono le condizioni per riconoscere lo Stato di Palestina». Sparge ottimismo sulle regionali nelle Marche e in Calabria («vinciamo noi») e rilancia sulle battaglie identitarie di Forza Italia. A cominciare da tasse e giustizia. Antonio Tajani chiude con un lungo intervento la tre giorni degli Stati generali del Mezzogiorno, organizzata dal partito azzurro a Villa san Giovanni, sul litorale di Reggio Calabria. E prima di salire sul palco, abbraccia il governatore Roberto Occhiuto, dimissionario (e già ricandidato) dopo essere finito indagato per corruzione, attorno al quale è tutto lo stato maggiore forzista a fare quadrato.
«Non si può paralizzare né la Calabria né Milano a causa di inchieste giudiziarie», avverte il vicepremier. Sicuro che «in questa regione ci sarà un altro straordinario successo di Forza Italia, la vittoria del presidente Occhiuto e della coalizione di centrodestra». E anche se molti sono ancora i nodi da sciogliere nella maggioranza sulle candidature per le regionali, a cominciare da Veneto, Campania e Puglia, Tajani si dice certo che le divisioni (specie sul papabile successore di Luca Zaia) verranno ricomposte. Anche se potrebbe volerci tempo: «Il centrodestra avrà candidati unici. Sceglieremo i migliori al momento giusto, ancora non abbiamo fissato incontri. Non ci sono problemi, i problemi li hanno a sinistra dove sono divisi su tutto». Intanto oggi il leader di FI sarà ad Ancona con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per tirare la volata al bis del meloniano Francesco Acquaroli. Il match marchigiano è quello che può fare la differenza, in autunno, sbilanciando o riequilibrando il probabile esito delle regionali: a sinistra si spera nel 5-1 o al massimo nel 4-2, a destra nel 3-3. E Tajani non ha dubbi: anche nelle Marche «vinceremo».
LE BATTAGLIE
Ma la tre giorni dedicata alle politiche per il Sud serve anche al leader azzurro per spingere sull’acceleratore delle battaglie care a Forza Italia. Determinata – specie dopo le ultime uscite di Pier Silvio Berlusconi e l’incontro a Cologno monzese con i due figli maggiori del Cav – a reclamare spazio nella compagine del centrodestra. Anche in chiave di competizione con la Lega. Con cui nel frattempo continua il botta e risposta sulla richiesta del Carroccio di un’extra-tassazione sui profitti delle banche: i salviniani insistono, gli azzurri fanno muro: «No ad assalti alla diligenza», il mantra. Accantonato per il momento lo Ius Scholae, è sul capitolo fisco che ora spingono i forzisti. «Dobbiamo assolutamente ridurre la pressione fiscale: meno tasse, meno tasse e meno tasse», esorta il titolare della Farnesina dal palco calabrese. A cominciare da un intervento a favore del ceto medio: «Dobbiamo abbassare le aliquote Irpef dal 35 al 33% e allargare la base fino a 60 mila euro. E credo – rilancia Tajani – che si possa arrivare anche a una flat tax al 24 per cento». Idea non nuova, la tassa piatta per tutti (dipendenti, pensionati e partite iva). Che piace pure alla Lega, ma con una riduzione più massiccia, al 15. Che rischia però di costare molto. Tajani lo sa: «Dobbiamo trovare le coperture, certo, ma prima dobbiamo avere in mente cosa vogliamo per non far diventare il ceto medio sempre più povero». Così come si punta a «ridurre la pressione fiscale dei lavoratori su straordinari, festivi e premi di produzione». E poi investire sul Sud, che ha una «potenzialità» da «250 miliardi di Pil in più all’anno», rimarca il leader azzurro. Senza avere troppa paura del possibile contraccolpo dei dazi: «Non sono troppo pessimista – osserva – i prodotti italiani di grande qualità negli Usa sono disposti a pagarli anche qualche dollaro in più».
Oltre al fisco, l’altra grande «battaglia di libertà» che gli azzurri puntano a intestarsi a settembre è quella della giustizia: non solo separazione delle carriere, ma anche una «riforma della giustizia civile». Mentre per quanto riguarda il futuro di FI – e la richiesta di “volti nuovi” arrivata da Berlusconi junior – , avanti come da programma. «È finita la stagione del ci sto io e basta», mette a verbale Tajani. «Bisogna allargare, spalancare le porte. Non spaventiamoci se arriva uno bravo».
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