Svilar, la Roma prende tempo ma Ranieri si fa garante per trovare un’intesa sul rinnovo di contratto

La giornata si era aperta con una reprimenda: «Non gioca in Nazionale per colpa sua, non posso chiamarlo se non vuole». E per Svilar, dopo la bacchettata del ct della Serbia Stojkovic, si è chiusa con uno stallo in tema di rinnovo anche se Ranieri, presente all’incontro, si è fatto garante con il ragazzo di trovare quanto prima una soluzione. Perché è inutile girarci intorno: non è un problema di clausole o di ripicche ma di meri soldi. Da un lato c’è il calciatore che forte di una promessa — inspiegabilmente rimandata di un anno da parte del ds Ghisolfi che ha così fatto lievitare la richiesta di Svilar mese dopo mese e parata dopo parata — chiede uno stipendio in linea con quello dei calciatori più forti della rosa, Dybala escluso. Ergo, 4 milioni (bonus compresi). Che poi siano raggiungibili attraverso semplici premi, come le presenze (per renderli pressoché automatici), poco importa. Ad oggi Mile guadagna 800mila euro (ai quali è stato aggiunto un cospicuo bonus dopo l’ottima annata) e aver visto gli ultimi arrivati Rensch e Gourna-Douath (in proporzione, perché presi a gennaio) percepire 1,7 e 1,9 milioni non può non averlo indispettito. In più, balla un premio alla firma che nessuno delle parti in causa ha convenienza a confermare. Dall’altra parte del tavolo c’è la Roma che anche ieri non è arrivata a offrire nemmeno tre milioni (bonus inclusi). La società da mesi va ripetendo come i prossimi due mercati saranno di sofferenza, che bisognerà sbagliare il meno possibile e che il prossimo allenatore dovrà adeguarsi alla situazione finanziaria della società. I conti del resto non mentono: la situazione del bilancio giallorosso (-81,4 milioni la chiusura dell’ultimo esercizio economico, con un indebitamento netto di 504,7 milioni) non è confutabile. Come i paletti del settlement agreement firmato con l’Uefa che prevede che entro il 2026 il bilancio del club romanista rientri nei parametri del “football earnings rule” con un deficit aggregato non superiore ai 60 milioni di euro. Cedere Svilar sarebbe la soluzione ai problemi finanziari. O lui o Ndicka, entrambi arrivati a parametro zero, rappresenterebbero infatti una plusvalenza netta.

TOCCA AI FRIEDKIN

Prologo per iniziare a mettersi le mani nei capelli? Non ancora. Perché dall’entourage del ragazzo, il colloquio è stato definito «chiarificatore». Che può voler dire tutto o niente. Ma da quanto si è appreso in un secondo momento, sembra che la figura di Ranieri sia stata utile a risolvere alcune divergenze che erano emerse nelle scorse settimane. A scanso di equivoci: la distanza tra le parti rimane ed è ampia. Ma Claudio, sorpassando ancora una volta a destra Ghisolfi, ha rassicurato il ragazzo e il suo agente promettendo loro che parlerà in prima persona con la società provando così ad assottigliare le distanze. Un intervento che pone fine a quello che off record era già iniziato, ossia il classico rimpallo delle responsabilità, quando in vicende di questo tipo, da sempre, non esistono né buoni, né cattivi. Ma soltanto interessi. Che dopo l’incontro di ieri sono molto chiari. La palla passa adesso ai Friedkin. Perché accontentare Svilar vorrebbe dire fare delle rinunce di altro tipo (Ndicka?) oppure andare incontro ad una possibile multa da parte della Uefa se non verranno effettuati altri tagli propedeutici a limare il deficit. Senza scomodare conclavi vari e fumate annesse, la Roma ieri ha preso tempo. Consapevole di dover trovare un equilibrio tra gli obblighi finanziari e le certezze tecniche. Ma la volontà resta quella di continuare insieme. Anche perché club pronti a farsi avanti, eventualmente, non mancano: Manchester United, Bayern Monaco e occhio al Milan che sta cedendo Maignan al Chelsea. Spettatore interessato è anche Gasperini. L’annuncio dell’ingaggio è ormai questione di giorni, se non di ore. E partire con la cessione del miglior portiere della Serie A, non sarebbe il migliore tra i biglietti da visita.

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