ROMA Palazzo Chigi, ore 11. Tutti presenti. Prima che per il governo suoni la campanella della pausa estiva, Giorgia Meloni ha convocato i suoi per un ultimo cdm. Sul tavolo non solo diversi provvedimenti (dal decreto Omnibus di matrice fiscale a quelli sulle rinnovabili o sulla riforma della ricerca universitaria) ma pure un conciso messaggio della premier. Non un rompete le righe traumatico, affatto. Solo l’auspicio di trascorrere un buon riposo senza perdere d’occhio l’attività di governo e gli equilibri del centrodestra. L’autunno in arrivo, del resto, si annuncia lungo e complicato.
IL CDM
Sarà presto però per parlare di Manovra — giura più d’un ministro adducendo l’assenza di dati definitivi — così come, dopo gli stop&go degli ultimi giorni, di Rai. Tant’è che in un’intervista a Chi, la premier “svia” sui dossier caldi preferendo puntare la prua sulle riforme. Quelle in corso d’opera e quelle da fare. «Ce ne sono altre che mancano, a partire da quella della burocrazia, che è fondamentale — sottolinea il premier — per mettere le imprese in condizione di lavorare e produrre al meglio e dare ai cittadini servizi più efficienti». Un’intervista personale in cui Meloni motiva o rilancia alcune scelte politiche. Quella di portare con sé in Cina (e mostrare sul tappeto rosso delle autorità) la figlia Ginevra ad esempio. O il grande ritorno degli attacchi della sinistra che la «accusa di tutto», rendendosi «ormai una barzelletta». Ma pure l’annosa questione femminista, diventato sin da subito terreno di scontro preferito con la segretaria dem Elly Schlein. «Credo che la sinistra non abbia superato lo shock di vedere che è stata la destra a esprimere la prima donna presidente del Consiglio in Italia» è l’affondo meloniano, che si lancia in una lunga differenziazione tra «il pensiero conservatore e liberale» e «quello di sinistra», distinguendo tra il primo che crede che «il merito venga prima di tutto», e il secondo che invece antepone «le etichette». Mondi diversi che si incontrano o, talvolta, si scontrano. Un po’ come accade alla premier con Marina e Pier Silvio Berlusconi. «Sono settimane che si cerca di raccontare una loro sostanziale insofferenza verso il governo, ma non è la realtà che vivo io. Ho rapporti con entrambi, stimo entrambi, e non li considero persone ostili». Per Meloni l’opposizione sta provando a manipolarli, lusingandoli per «usarli contro di noi». Un metodo «già visto», perché tra quelli usati «contro Silvio».
GLI INGRANAGGI
Un modo per registrare gli ingranaggi di una maggioranza che, non è un mistero, qualche cigolio ha lasciato avvertire all’indomani delle elezioni europee. Tant’è che, al netto delle smentite, resta sospesa l’idea di un vertice con i leader del centrodestra. Un faccia tra la premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, utile ad assicurarsi che frecciatine, frizioni e allusioni varie, non si trasformino in attacchi, intoppi e punti di non ritorno.
Se viale Mazzini può attendere, lo possono fare anche gli altri dossier che andranno affrontati al ritorno dalla pausa estiva. Compreso quel capitolo regionali su cui c’è tutta la buona volontà del mondo — garantiscono ai vertici dei tre partiti — ma nessuna intesa. A partire dall’ipotetico election day di Liguria, Emilia-Romagna e Umbria che potrebbe trasformarsi in una vittoria senza quartiere del centrosinistra, e per cui non mancano solo dei possibili candidati, ma l’intero schema su cui far poggiare l’offensiva del centrodestra.
Ad uscire dal cdm (e dalla riunione ristretta) con galloni diversi da quelli d’entrata potrebbe essere il ministro e plenipotenziario del Pnrr Raffaele Fitto. Oggi infatti Meloni dovrebbe palesare la volontà di indicarlo come candidato nostrano alla Commissione europea, pur riservandosi ulteriore tempo per rispondere alla lettera con cui Ursula von der Leyen ha chiesto l’indicazione italiana. C’è tempo fino al 30 agosto e Meloni pare intenzionata a prendersi tutto il tempo a disposizione. Resta infatti da chiarire — e su questo chiederà conforto agli alleati — se indicare o meno un secondo nome femminile. Altri Paesi hanno infatti declinato l’invito di Ursula a farlo e, nella consapevolezza che Fitto resterebbe un passo avanti a qualunque altra candidatura, non è escluso che possa rinunciare anche l’Italia. A estate finita si intende.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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