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«Subito un vertice di maggioranza»


Usciti fuori dalla sala al quarto piano del Palazzo dei gruppi di Montecitorio si mostrano serafici: «Nessun problema con i nostri alleati, ne parleremo presto in un vertice di maggioranza». Predicano calma i parlamentari e le parlamentari di Forza Italia al termine della riunione fiume sullo Ius Scholae, battaglia estiva di Antonio Tajani e del partito azzurro che ora entrerà nel vivo con la messa a punto di un disegno di legge.

I DISTINGUO

Eppure dalla porta serrata, in un’ora di confronto degli onorevoli azzurri con i capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, si sente chi frena e chi dissente apertamente dalla svolta sui diritti ai migranti che studiano in Italia e potranno ottenere la cittadinanza, se la proposta dovesse passare, dopo dieci anni di scuola obbligatoria.

«Non sono d’accordo sul merito e sul metodo» mette a verbale durante l’incontro Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato e non è l’unica ad alzare i toni. Uscita fuori rincara con i cronisti: questa riforma «non è una priorità» e la riunione «doveva essere fatta prima, perché alcune cose prima di essere annunciate vanno discusse». La questione è politicamente incandescente. Da un lato le firme raccolte per il referendum sulla cittadinanza — mezzo milione in pochi giorni — cavalcato dalle opposizioni e il Pd di Elly Schlein. Dall’altro i dubbi, anzi l’aperta contrarietà a una riforma della legge sulla cittadinanza della premier Giorgia Meloni, Matteo Salvini e i rispettivi partiti. Tajani è in missione in Germania ma dà comunque la linea a Roma ed è un “avanti tutta”.

Un testo ancora non c’è, una bozza di intesa sì. La proposta forzista ruota intorno a pochi punti certi. Il primo, ed è una novità, consiste nell’estensione dello Ius scholae — la cittadinanza per chi studia dieci anni nel nostro Paese (un periodo pari alla scuola dell’obbligo) anche a chi non è nato in Italia. Dunque il secondo: la restrizione a due generazioni (fino ai nonni) degli antenati italiani grazie ai quali gli oriundi possono ottenere la cittadinanza per Ius Sanguinis. Infine il terzo punto: accorciare i tempi delle verifiche per chi chiede la cittadinanza dopo dieci anni di residenza nel Belpaese. Dagli attuali tre anni a un anno.

Il diavolo però è nei dettagli. Anche per questo il partito azzurro prenderà altro tempo per studiare la proposta e sottoporre un testo agli alleati. Senza cercare però di forzare la mano, vista la contrarietà granitica già manifestata da Meloni, per nulla disposta a riaprire il dossier della cittadinanza proprio mentre le opposizioni lo imbracciano come arma contro il governo (anche se la proposta del referendum previsto in primavera, spiega Gasparri, «è lontanissima da noi» perché dimezza da dieci a cinque anni di residenza i tempi per ottenere la cittadinanza).

LE ACCORTEZZE

Ancora ieri nella riunione il capogruppo al Senato invitava alla prudenza: «Mettiamo il meno possibile nel comunicato…». Difficile però che Forza Italia molli la presa. Tajani è deciso a tirare dritto e ha perfino mobilitato il servizio ispettivo della Farnesina per studiare le criticità del sistema di rilascio dei permessi insieme al Viminale. Dietro le quinte di questa spinta sui diritti c’è la moral suasion discreta ma indefessa della famiglia di Arcore, gli eredi Berlusconi decisi a marcare le distanze sul tema, se necessario, dalla destra-destra al governo.

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