Fitch certifica il buono stato di salute dell’economia italiana. A un mese dal nuovo giudizio sul merito di credito tricolore (atteso per il 19 settembre, dopo la conferma della tripla B con outlook «positivo» dello scorso 4 aprile) l’agenzia di rating Usa torna a evidenziare la tenuta dei conti pubblici dello Stivale.
L’occasione è quella dell’aggiornamento del «Global Economic Outlook» che fornisce le proiezioni quinquennali sulla crescita potenziale del pil per le dieci economie più sviluppate al mondo. A dispetto della grande instabilità geopolitica, Fitch ha alzato la media all’1,6% dall’1,4% dell’ultimo aggiornamento dell’agosto 2023.
A spingere al rialzo l’asticella del prodotto interno lordo ponderato sono le proiezioni più ottimistiche sul pil di Stati Uniti (+2,1% contro il precedente +1,7%), Spagna (+2%, dal +1,4%) e Regno Unito (+1,4%, dal +1,2%). Sul fronte opposto, a compensare in parte questo generale ritocco al rialzo c’è, soprattutto, la netta sforbiciata alle previsioni di pil della Germania, il cui tasso di crescita passa dall’1,1% allo 0,7%. Riviste al ribasso anche le stime della Francia, che scende dall’1,2% all’1,1%.
Invariate, invece, le previsioni riguardanti l’Italia, che si attesta sul +0,7% con un ritmo di crescita atteso pari a quello della «locomotiva» d’Europa, ferma da due anni sul binario della recessione. A dispetto del prolungato stallo dell’economia tedesca, Fitch prevede per Berlino «un miglioramento della performance con la ripresa della crescita della produttività e la ripresa degli investimenti pubblici».
Se la performance degli Usa «ha ampiamente superato le aspettative» e quella della Spagna «riflette i miglioramenti sostenuti del mercato del lavoro», a determinare il miglioramento delle proiezioni per Londra (su cui Fitch tornerà a esprimersi domani a borse chiuse conun’altra delle «Big Three» del rating a stelle e strisce, Moody’s) è l’accresciuto ritmo dei flussi migratori che ha portato a un ritocco al rialzo anche delle stime sulla popolazione in età lavorativa.
Proprio quest’ultima dinamica — antitetica a quella italiana, caratterizzata da un calo demografico — ha determinato più di ogni altro fattore il sorpasso del pil pro capite dello Stivale su quello britannico. Uno scenario, ha spiegato nei giorni scorsi il quotidiano inglese Telegraph dati della Banca Mondiale alla mano, a cui non si assisteva dal 2001. Secondo la World Bank, nel 2024 la ricchezza pro capite italiana ha toccato i 60.847 dollari contro i 60.620 dollari del Regno Unito. Vero è, spiega l’istituto con sede a Washington, che il pil britannico resta (dallo storico e clamoroso «sorpasso» del 1987) più alto di quello tricolore, ma altresì vero è che la ricchezza va redistribuita tra un numero maggiore di abitanti. Al contrario l’Italia, che ha una popolazione inferiore e in ulteriore flessione, può vantare un reddito medio più elevato.
A contribuire alla rinnovato appeal dell’Italia, sottolinea ancora il tabloid londinese, c’è poi anche il «generoso regime» di incentivi che lo Stivale assicura a pensionati e milionari britannici «in fuga dai raid fiscali del governo laburista». Questo fattore, unito al taglio delle aliquote fiscali e alla stretta sull’immigrazione irregolare voluti dal governo Meloni, e a un’inflazione più contenuta che porta Roma a pagare meno interessi sul debito rispetto a Londra, fanno sì che «gli italiani non solo godano di un cibo migliore, di un clima più mite e della dolce vita, ma ora siano anche più ricchi di noi».
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