14.05.2025
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Politics

«Subito il tavolo su tredici materie»


Luca Zaia lo aveva promesso. Non appena pubblicata la legge in Gazzetta Ufficiale, avrebbe messo in moto la macchina dell’autonomia per il Veneto. E così è stato. Ieri ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministero per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, per chiedere la «ripresa del confronto per l’attuazione dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione». La richiesta, contenuta in cinque pagine, è di «concordare» i tempi per la costituzione del tavolo del negoziato per ottenere tutte e 23 le materie previste dalla Costituzione, ma partendo dalle nove in cui non è prevista la determinazione di Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire in tutte le Regioni del Paese. Si tratta dell’organizzazione dei giudici di pace, dei rapporti internazionali e con l’Ue della Regione; del commercio con l’estero; delle professioni; della Protezione civile; della Previdenza complementare e integrativa; del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; delle casse di risparmio e, infine, degli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Ma la vera sorpresa è che Zaia chiede di mettere subito in discussione anche altre quattro materie: le politiche del lavoro, l’istruzione, la tutela dell’ambiente e la tutela della salute. Materie, ricorda Zaia nella lettera, «sulle quali vi è già stata convergenza tra Stato e Regione nell’accordo preliminare sottoscritto con il governo in data 28 febbraio 2018». Cosa dicevano quelle intese per le quattro materie “Lep” che Zaia vuole discutere subito? Per le politiche del lavoro, per esempio, venivano assegnato al Veneto «risorse finanziarie stabili» per «garantire una qualità delle prestazioni a sostegno del lavoro in linea con i migliori standard europei». In materia d’istruzione, la pre-intesa prevedeva l’assegnazione al Veneto della «programmazione» dell’istruzione regionale «definendo la relativa dotazione dell’organico».

IL PASSAGGIO

Veniva data inoltre alla Regione, la possibilità di definire ulteriori posti assegnati a tempo determinato per ciascun anno scolastico.Era inoltre prevista la creazione di un fondo per l’edilizia scolastica nel quale far confluire le attuali risorse statali. Per quanto riguarda la salute, la pre-intesa firmata nel 2018 tra Luca Zaia e l’allora sottosegretario Gianclaudio Bressa, prevedeva la possibilità di «rimuovere vincoli di spesa specifici con particolare riguardo alla gestione del personale». Più fondi e più assunzioni, insomma. Il governatore del Veneto sì è detto convinto di riuscire a raggiungere un accordo con il governo in tempi brevi, entro la fine dell’anno. Un’accelerazione rispetto ai tempi più lunghi della riforma del premierato che invece ha bisogno di un doppio passaggio parlamentare e un probabile referendum confermativo. Intanto Zaia ha “stimolato” le Regioni del Sud e ha suggerito loro di farsi avanti, dicendosi anche disposto a gemellarsi con un territorio del meridione per testare la legge e far emergere eventuali disuguaglianze. A remare contro invece, oltre al Comitato referendario delle opposizioni, ci sono sempre le cinque regioni del centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania a guida dem e la Sardegna a trazione M5s) che in settimana dovrebbero ufficializzare la nascita di un Coordinamento che dovrà stilare una bozza di testo condiviso e “inattaccabile” per il referendum abrogativo. Ma bisognerà fare in fretta visto che tra una decina di giorni al massimo il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini dovrà dimettersi per il disbrigo amministrativo utile al suo insediamento al Parlamento europeo il 16 luglio.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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