Olindo e Rosa ascoltano impassibili la sentenza
Olindo Romano e Rosa Bazzi nella gabbia degli imputati in tribunale a Brescia hanno assistito oggi impassibili alla lettura della sentenza che ha decretato l’inammissibilità delle istanze di revisione del processo per la strage di Erba che per la coppia si è concluso con la condanna all’ergastolo. A riferirlo è chi era presente in aula all’udienza, preclusa a giornalisti e telecamere.
Pg Brescia: «Soddisfatti, tanti commentano senza conoscere atti»
«Siamo soddisfatti perché sono state accolte le nostre richieste. Gli atti giudiziari bisogna studiare» li dalla A alla Z e saperli leggere e tanti che hanno commentato questa vicenda non lo hanno fatto». Questa sentenza conferma le prove “granitiche” sancite nelle tre sentenza. Lo afferma il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli dopo che la seconda sezione della corte d’Appello ha decretato l’inammissibilità dell’istanza di revisione della sentenza della strage di Erba per la quale sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Legale Castagna, «sollievo per sentenza, ora speranza si volti pagina»
«Vorremmo che le vittime potessero riposare in pace e confidiamo che oggi sia finito questo rimestare le stesse carte, perché di prove nuove non ce ne sono. Ho sentito i miei clienti, Beppe e Pietro erano insieme, e la parola che li rappresenta è ‘sollievo’, ora possono cercare di girare pagina. Noi avevamo fiducia, non avevamo paura della verità, non avevamo dubbi». Lo afferma Massimo Campa, legale dei fratelli Castagna, dopo che i giudici di Brescia hanno respinto la richiesta della difesa di riaprire il processo per la strage di Erba per la quale sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi.
La difesa: «Ricorreremo in Cassazione contro sentenza»
«È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione». Lo afferma Fabio Schembri, uno dei difensori di Olindo Romano che insieme alla moglie Rosa Bazzi è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, dopo che la corte di Brescia ha respinto la richiesta di revisione del processo.
Azouz: «Sono deluso, non sono stati Olindo e Rosa»
«Sono deluso, io resto convinto che non siano stati loro. Finché non verranno riaperte davvero le indagini resto della mia idea». Così Azouz Marzouk, padre e marito di due delle quattro vittime della strage di Erba, commenta la decisione dei giudici di Brescia di non riaprire il caso sul quadruplice omicidio per il quale sono stati condannati all’ergastolo in via definitiva Olindo Romano e Rosa Bazzi. Parte civile ma convinto dell’innocenza dei condannati a chi gli chiede se è il momento di chiedere scusa ai fratelli Castagna, Azouz replica: “non li conosco”.
Strage di Erba, nessun nuovo processo per Olindo e Rosa
Non ci sarà alcun nuovo processo a Brescia per Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per la strage di Erba che causò quattro morti, tra cui un bambino di due anni, l’11 dicembre del 2006. I giudici della Corte d’appello di Brescia hanno infatti dichiarato inammissibili le richieste di revisione della sentenza presentate dai coniugi e dal sostituto pg di Milano Bruno Tarfusser. Olindo Romano e Rosa Bazzi rimangono pertanto condannati all’ergastolo.
Decisione non prima delle ore 14
La decisione dei giudici della corte d’Appello di Brescia sulle istanze di revisione presentate dalla difesa do Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, è attesa «non prima delle ore 14». La procura generale non ha replicato così come le altre parti processuali e i giudici si sono ritirati in camera di consiglio.
Le sentenze passate
Nella ‘Palazzina del ghiaccio’ sotto i colpi di spranga e coltelli, vengono uccisi Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youssef Marzouk di soli due anni, la nonna materna del piccolo Paola Galli (57). E’ la mancina Rosa Bazzi ad affondare la lama nella gola del bambino. Le fiamme appiccate cancellano le tracce, ma quando gli aggressori si chiudono alle spalle la porta dell’appartamento di Raffaella si trovano di fronte, increduli, i vicini di casa: si salva per una malformazione alla carotide Mario Frigerio brutalmente assalito da Olindo Romano, viene colpita sulle scale e poi uccisa nella loro mansarda la moglie Valeria Cherubini (55). Dicono questo le sentenze, conformi, contro i coniugi animati da un profondo odio verso la famiglia Castagna e Azouz Marzouk, unico tra i parenti delle vittime a essere presente in aula mentre gli altri preferiscono restano lontani dal ‘circo mediatico’. Posizione anomala la sua: è parte civile, ma crede nell’innocenza della coppia. «Se veramente si vuole fare chiarezza, bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Il povero Frigerio l’ha detto subito: ‘E’ stato Olindo» e «mai furono fatte pressioni» sulla coppia Romano per spingerli a confessare, «e bisogna dirlo a gran voce per difendere l’onore e la reputazione di colleghi che è stata continuamente calpestata» spiega l’avvocato generale. «Gli assassini sono mantidi di sangue e sono armati, la corte di via Diaz è già piena di persone»: gli abbaini della mansarda di Frigerio sono una tesi «inverosimile» come la terrazza di Raffaella: «non c’è nulla, non una macchia di sangue. E’ un’offesa alla logica pensare che siano passati da qui». Anche la pista ‘straniera’ viene esclusa, così come è «inverosimile pensare alla criminalità organizzata», a una vendetta nei confronti di Azouz, a un contrasto nel mondo del piccolo spaccio di droga. «Le armi utilizzate, la spranghetta e il coltello, non sono quelli che utilizzerebbe la criminalità» che ha proprie ‘regole’: «per quale motivo uccidere donne e bambini? Ma la logica dove la buttiamo: Azouz dopo la strage dice che era ‘il momento migliore della sua vita’ e secondo quale logica si può pensare che la criminalità abbia agito e lui non sia terrorizzato?» sono le domande dell’accusa che risuonano in aula.
Oggi la terza udienza
Sulla strage di Erba potrebbe calare il sipario oppure rendersi necessario un nuovo atto. Una scelta che i giudici della seconda sezione della corte d’Appello di Brescia potrebbero sciogliere oggi, mercoledì 10 luglio, nella terza udienza del processo che vede nuovamente in aula Olindo Romano e Rosa Bazzi condannati in via definitiva all’ergastolo per il quadruplice omicidio dell’11 dicembre del 2006. La difesa non aderisce all’invito delle Camere penali di astenersi dall’attività per porre l’attenzione sull’emergenza dei suicidi in carcere e così, salvo sorprese, nell’aula inibita alla stampa e dove alla sinistra dell’ingresso c’è la ‘cella matrimoniale’ che accoglie i coniugi che hanno scelto di non farsi inquadrare dalle telecamere (ammesse) ci sarà il tempo per qualche replica, poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio. «Siamo di fronte a una manifesta inammissibilità delle richieste di prova» è la posizione pronunciata nella prima udienza dal procuratore generale di Brescia Guido Rispoli e dall’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro, mentre quando è stato il suo turno la difesa (i legali Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello) ha insistito per chiedere di riaprire un caso mediaticamente controverso e che ha creato una frattura anche nella procura generale di Milano. Un caso dove le «suggestioni mediatiche» hanno permesso di ritrovarsi davanti a quello che, per la pubblica accusa, citando una pellicola francese, è ‘Il grande bluff’. «C’è un poderoso movente, ci sono le lesioni inferte alle vittime da una mano sinistra meno forte e una destra più forte, i contenuti scritti da Olindo sulla Bibbia, i colloqui psichiatrici. C’è la mancanza di pentimento, la soddisfazione per quanto fatto – le parole scandite in aula da Chiaro e Rispoli -. A Olindo scappa la frase ‘io non ho avuto nessuna sensazione quando li ho uccisi, è stata una cosa normalissima come quando uno ammazza un coniglio».
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