Uno smacco a Beppe Grillo proprio alla vigilia del voto in Liguria con l’Elevato che sta brigando per portare via voti al candidato dell’alleanza di centrosinistra Andrea Orlando: Giuseppe Conte ha scelto non a caso proprio questo momento per annunciare la fine del rapporto con il fondatore di M5S. «Qualcosa si è inclinato in maniera irreversibile», dice l’ex premier. Siamo alle battute finali, manca un mese all’Assemblea costituente che porterà M5S (il 23 e il 24 novembre) a una separazione definitiva tra i due. E non sarà consensuale. Il presidente dei pentastellati, in un’intervista rilasciata a Bruno Vespa per il suo nuovo libro, mette una pietra tombale al rapporto con l’ex comico. «È responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale». A stretto giro la risposta dello staff di Grillo: «Il contratto è in essere. Ad oggi non c’è nessuna comunicazione a riguardo». Ma dal quartier generale di Campo Marzio fanno sapere che non c’è alcuna possibilità di rinnovo, il termine è a fine anno anche se i tempi potrebbero anche essere accelerati.
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GLI ACCORDI
Lo stop ai 300 mila euro percepiti dal garante M5S («all’epoca fu raggiunto un compromesso retribuendo la sua nota abilità comunicativa per rafforzare l’immagine del movimento», ricorda il giurista pugliese) era nell’aria, il punto di caduta ora è una battaglia legale senza esclusioni di colpi. «Ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto — afferma Conte -. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione». L’avvocato di Volturara Appula è “tranchant”, il suo atto d’accusa questa volta ha toni durissimi: «Di fronte a un processo costituente che ha coinvolto l’intero movimento, sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove». Ed ancora: «Lo scontro non è personalistico, vede Grillo battersi contro la sua stessa comunità. Già in passato ha avuto atteggiamenti velenosi nei miei confronti, ai quali non ho dato peso perché su tutto prevalevano gli interessi della comunità. Vedere oggi che contrasta in maniera così plateale un processo di partecipazione democratica che ci riporta agli ideali originali di Casaleggio mi ha rattristato moltissimo». Davide, il figlio di Gianroberto, è il primo ad insorgere: «Perché Conte lo dice a Vespa invece che a Grillo e agli iscritti? Non si sa in che modo Conte abbia scelto gli iscritti e non si sa quanti siano». M5S è morto? «Era basato sulla partecipazione e oggi non c’è più. Rispetto a quello che conoscevo io è rimasto solo il nome. Credo che debba avere anche un nome diverso». Tra Conte e Grillo ne resterà uno solo? «Si, ma un solo elettore se continuano così…», profetizza l’ex presidente dell’associazione Rousseau. Chi è rimasto al fianco del fondatore M5S ci va giù pesante: «La revoca del contratto a Grillo rende evidente la trasformazione del M5S nel partito personale di Conte, nuovo cespuglietto triste del Pd», sostiene Nicola Morra, candidato alla presidenza della Regione Liguria ed ex esponente del Movimento.
COSA SUCCEDE
La vecchia guardia – oltre all’ex presidente della Commissione Antimafia ci sono l’ex ministro Danilo Toninelli («Conte è un ingrato»), ex parlamentari come Alessio Villarosa e Elio Lannutti – può anche affilare le armi, ma Conte è convinto non solo di andare avanti con il suo percorso ma di poter avere la meglio anche nel caso di un redde rationem giudiziario. Tra l’altro qualche pentastellato nota come negli ultimi tempi l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e Alessandro Di Battista siano rimasti silenziosi. Questo week end si concluderà il lavoro sui temi da portare alla Costituente, poi – dopo il voto in Emilia-Romagna e Umbria – si volterà pagina. Si discuterà di nome, simbolo, del ruolo di un garante (due anni al massimo), del limite ai due mandati da abolire (gradualmente). E Grillo? Non vuole per ora un partito nuovo, ma si batterà per avere simbolo e nome di M5S. Si prepara a contestare le votazioni dell’assemblea ma è senza truppe e rischia di rimanere con il cerino in mano. Tra l’altro con l’incubo di finire ancora schiacciato dai tormenti giudiziari.
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