Non c’è pace per Stellantis. Oltre ai nuovi stop produttivi annunciati per novembre negli stabilimenti italiani, il gruppo guidato da Carlos Tavares ha reso noto che nell’ultimo trimestre si è registrato un calo del 20% nelle consegne. Due fatti i che testimoniano il momento nero. Da qui la presa di posizione del governo italiano. Con il ministro Adolfo Urso che torna a chiedere un piano credibile sull’occupazione e le fabbriche italiane. Con l’invito, rivolto a John Elkann, a partecipare, entro dicembre, ad un vertice a Palazzo Chigi. Sulla stessa linea, ma dall’altra parte dell’Oceano, la Casa Bianca che vuole impegni precisi sul fronte americano, il mercato che ha registrato la flessione peggiore. Anche qui si teme per la chiusura di alcuni impianti e l’impatto sui posti di lavoro.
IL QUADRO
A rendere ancora più tesa la situazione ci ha pensato Moody’s che ha tagliato l’outlook da stabile a negativo, segnalando un rallentamento globale e una domanda di veicoli elettrici che fatica a decollare. Un downgrade, quello della più importante agenzia Usa, in parte atteso dopo il flop delle vendite e il connesso “profit warning” sui conti . E che il quadro sia in peggioramento, alimentando le tensioni in vista dello sciopero di venerdì 18 ottobre, ci ha pensato ancora l’azienda. Il colosso automobilistico italo-francese ha comunicato ieri che, per adeguarsi alle attuali condizioni di mercato, gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, Termoli e Pratola Serra fermeranno la produzione a novembre. Lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove viene prodotta la Fiat Panda, vedrà la linea del suo modello più venduto fermarsi per nove giorni. Anche a Termoli, lo stop sarà scaglionato: la linea Fire sarà sospesa per quasi due settimane, dall’11 al 24 novembre. A Pratola Serra, infine, la produzione sarà bloccata l’11 e il 12 novembre. Si tratta di stop ripetuti e che fanno ovviamente lievitare le ore di cassa integrazione e che preoccupano le forze politiche e quelli sindacali. L’ad Tavares non ha infatti escluso che, se la crisi dovesse aggravarsi, sul tavolo potrebbe finire anche la carta dei licenziamenti.
In attesa di una inversione di tendenza, nel terzo trimestre del 2024, Stellantis ha registrato consegne consolidate , in calo del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Nord America, le consegne sono diminuite del 36%, con una riduzione di oltre 170mila unità, in gran parte a causa delle iniziative di riduzione degli stock. In Europa, le consegne sono scese del 17% rispetto al 2023, principalmente a causa del ritardo nel lancio di modelli basati sulla piattaforma Smart Ca. Come detto Moody’s vede nero. E immagina una «grave perdita di liquidità» per la seconda metà del 2024, a seguito del profit warning emesso il 30 settembre.
LE VERIFICHE
Intanto il governo attraverso le parole del ministro Adolfo Urso ha dato parere favorevole alla mozione di maggioranza su Stellantis e aperto su diversi contenuti di quella unitaria delle opposizioni proponendo però diverse riformulazioni. Uno dei punti chiave mette in luce che «a fronte di un piano di investimenti occupazionali che prevede tempistiche e impegni precisi da parte di Stellantis, le necessarie iniziative volte a tutelare il lavoro». «Ci devono presentare un piano — ha spiegato Urso in Aula — altrimenti diamo senza avere certezza che quel che diamo serve al rilancio industriale e alla salvaguardia occupazionale». L’obiettivo è chiudere entro dicembre con un vertice a Palazzo Chigi.
La Camera ha anche approvato la mozione della maggioranza su Stellantis e sull’automotive, che impegna il governo ad «avanzare una proposta in sede europea per rivedere da subito il percorso del green deal».
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