25.05.2025
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Politics

Steinmeier a Marzabotto: «La Germania chiede perdono». Mattarella: mai più nazismi


L’ANNIVERSARIO

ROMA «Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo e la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene». Lo dice il presidente Sergio Mattarella. E lo dice a Marzabotto, per l’ottantesimo anniversario degli eccidi nazifascisti di Monte Sole. «Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea — incalza il Capo dello Stato — suona come un monito severo. I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia. Ecco la ragione del pellegrinaggio laico a questi luoghi, fonti della nostra odierna convivenza civile, perenne richiamo alle follie degli uomini».

«Mai più!», scandisce Mattarella. Mai più nazismi. Mai più fascismi, ripete. Il Capo dello Stato è a Marzabotto, insieme al presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, nel teatro della più efferata strage nazista. «A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna», dice Steinmeier. Tutti si alzano in piedi. Brividi.

La violenza si dispiegò per sei giorni a partire dal 29 settembre 1944. Ottant’anni fa. 770 i morti, 261 erano bambini. Il più piccolo aveva quattordici giorni. Mattarella cita Primo Levi: «È accaduto, quindi può di nuovo accadere». Aggiunge: «Può accadere se dimentichiamo». Ancora: «La memoria richiama responsabilità. E noi non possiamo non essere né ciechi, né addormentati, né immemori di fronte ai conflitti in atto, e ai rigurgiti antidemocratici».

Ricorda Mattarella il coinvolgimento dei repubblichini nella strage. Li chiama «brigatisti neri fascisti». Segue applauso della folla. E intanto, in attesa del presidente, s’è cantato Bella ciao. Migliaia di persone da tutta l’Italia sono arrivate ad ascoltare Mattarella, il quale definisce questo suo viaggio «un pellegrinaggio laico», perché «Marzabotto e Monte Sole sono pietre angolari della Repubblica italiana». E i tiene anche a dare un messaggio di speranza: «Italia e Germania sono stati capaci di risorgere dall’inferno. Sono state capaci di trasformare il dolore in una forza rigeneratrice». Il palco è accanto alla Casa della memoria. La via è intitolata ai Martiri delle Fosse Ardeatine.

«Il dolore però non passa mai», dice Mattarella alla figlia di una vittima. È un momento toccante. I tedeschi si accanirono sui civili per mera rappresaglia. Perché volevano stroncare l’aiuto che le popolazioni offrivano spontaneamente ai partigiani. Il massacro avvenne con la collaborazione dei fascisti «dell’ultima servitù dei fascisti», per citare Quasimodo.

TESTIMONI
Ha raccontato Franco Lanzarini, 87 anni, uno degli ultimi testimoni: «Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione». Mattarella gli stringe la mano. Il presidente Steinmeier è venuto «nella più grande umiltà». E fa il suo discorso in italiano. «È un cammino difficile — osserva — per un presidente tedesco venire qui. Molti luoghi degli eccidi sono sconosciuti in Germania. Anche per questo sono arrivato oggi qui da voi». E Mattarella: «Marzabotto non separa tedeschi e italiani, li unisce». Standing ovation per i due presidenti.

Il capo degli stragisti nazisti si chiamava Walter Reder. Aveva 30 anni. Austriaco. In una precedente battaglia aveva perso l’avambraccio sinistro. Reder ebbe mai dei dubbi? Arrestato nel 1948 dagli alleati, finì in carcere a Gaeta, anni dopo chiese la grazia, e lo liberarono nel 1985, tra le polemiche. E’ stato ricordato tutto questo ieri. Con Mattarella.

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