Domani sarà solo l’inizio. L’ennesimo. E’ toccato a tanti ricostruire, spesso dalle macerie. Lo ha fatto Roberto Mancini dopo la malinconica esperienza di Ventura culminata con la mancata qualificazione al mondiale in Russia; lo ha fatto Luciano Spalletti, che aveva in testa una squadra da rinfrescare (anche Mancini aveva steccato un Mondiale, quello del Qatar, ma un Europeo lo aveva portato a casa) per poi presentarla in grande spolvero all’ultimo Europeo. Non è accaduto, e ora, sempre lui, deve ripartire. Con qualche assenza di troppo e qualche infortunio non previsto. Si gioca contro un avversario, la Francia (e poi Israele) che in Germania è arrivato in semifinale, non mostrando mai il meglio di sé. Lucio, un anno fa, aveva lasciato in rosa i grandi vecchi, come Jorginho, Cristante, Darmian, e pure Acerbi, che si è chiamato fuori qualche tempo prima della partenza per la Germania per sottoporsi a un intervento (per pubalgia) chirurgico. C’era anche Immobile, che pian piano si è defilato perché mai in condizioni fisiche accettabili. Stavolta, il taglio è netto, via qualche vecchio titolare e dentro ben 17 della spedizione tedesca. Il gruppo è simile, ma l’aria è totalmente diversa. Tutti i convocati ambiscono a una maglia, le gerarchie sono “limitate”, tutte da definire. La qualificazione al prossimo Mondiale deve essere data per scontata, ma così non è. La rivoluzione si vede da questi ventitré convocati per i due impegni di Nations League (competizione che può indirizzare l’Italia tra le teste di serie per le qualificazioni al Mondiale 2026). Sono in pratica due squadre, con un sistema di gioco preciso da seguire, che parte dalla difesa a tre. Nessuna variante in corsa come all’Europeo, cosa che ha creato confusione. Ci saranno due esterni a tutta fascia, tre centrocampisti e due attaccanti (o uno più una mezza punta, che può essere Frattesi, il più presente nella gestione Spalletti). La rivoluzione si nota dal numero dei convocati, 23, contingentato per tenere tutti dentro il progetto senza troppo esclusioni, e si nota dall’età degli elementi a disposizione, che si è notevolmente abbassata rispetto a due mesi fa. L’unico over 30 ora è Di Lorenzo, che ha appena compiuto 31 anni.
GLI ELEMENTI
In rosa ci sono tredici calciatori sotto le dieci presenze in Nazionale. Due sono i portieri, Meret (3) e Vicario (2), sono ben sette i difensori under 10, Bellanova (2), Buongiorno (4), Calafiori (5), Cambiaso (7), Gatti (3), Okoli (0) e Udogie (3), poi Brescianini (0), Fagioli (5), Ricci (2) e infine il veterano Zaccagni (8). Il calciatore di movimento (Donnarumma è fuori concorso) con più presenze è Sandro Tonali, che manca da un anno e deve riprendere confidenza con l’ambiente azzurro: ha vestito 43 volte la maglia azzurra e sarà lui il calciatore a cui Spalletti affiderà il centrocampo, che domani sarà totalmente nuovo, vista anche l’assenza di Barella. Fagioli e Ricci dovranno sostituire Jorginho e il percorso per arrivare all’italo brasiliano è lungo, come ha detto Spalletti possono e soprattutto devono crescere. Questi ragazzi hanno Calafiori come modello di riferimento: il difensore dell’Arsenal ha fatto esperienza in Under 21, ma poi con Spalletti è passato da convocato di riserva a titolare e padrone della difesa, le sue uniche presenze, infatti, sono quelle le dell’Europeo (più l’amichevole di Empoli con la Bosnia il giorno prima della partenza per la Germania). Bellanova e Cambiaso partono quasi alla pari, non c’è grande differenza tra loro: l’ex Torino è a caccia del terzo gettone, lo juventino è appena a quota sette. Dimarco ha alle sue spalle Udogie. Le gerarchie valgono per pochi calciatori, dei presenti possono sentirsi più titolare degli altri, Calafiori, Bastoni e forse Di Lorenzo, che non occuperà la fascia, ma sarà il centrale di destra dei tre di Spalletti. Tonali, al di là della condizione fisica, è un titolare, in attacco sono tutti in corsa, con Retegui in leggero vantaggio su Kean. Poi ci sono Okoli e Brescianini a caccia dell’esordio. Ma in questo contesto, anche loro potranno essere il Calafiori che non ti aspetti. C’è spazio per tutti, si riparte da zero. O quasi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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