Berlino è lontana anni luce. Il rigore di Grosso che diciotto anni fa stese la Francia è consegnato agli almanacchi ricoperti di polvere. L’Italia si è ridotta a guardare la finale tra Spagna e Inghilterra con gli occhi del più patetico dei voyeur. In campo e sulle panchine della due nazionali finaliste non c’è nemmeno un pizzico di serie A. Il massimo del calcio continentale non abita più qui e non è francamente nemmeno il caso di sognare che un giorno il baby fenomeno iberico Lamine Yamal e il golden boy d’oltremanica Jude Bellingham possano misurarsi nel nostro campionato.
Messi e Yamal bambino, la foto (vera) fa il giro del mondo: lo scatto profetico nel 2007 (e perché è stata scattata)
C’era una volta la serie A detta il «campionato più bello del mondo». Quante volte lo avete sentito ripetere negli ultimi anni? Troppe volte. Perché troppe volte il nostro movimento calcistico (industria che fattura 6 miliardi di euro l’anno) ha deluso: i due Mondiali falliti e il flop degli Spalletti boys. In mezzo il miracolo di Mancini (e di Vialli) a Wembley tre anni fa. Oggi il deserto che, a livello di finali del campionato d’Europa per nazioni, ha un precedente nel 2008: a Vienna nell’edizione austro-svizzera della manifestazione si sfidarono la Spagna e la Germania e nelle rose di Luis Aragones delle Furie rosse e della Mannschaft di Joachim Löw non c’era nessun portacolori di squadre nostrane.
Però a dirigere quel successo spagnolo firmato Torres c’era almeno l’arbitro ad essere italiano, ovvero Roberto Rosetti attuale designatore della Uefa che per il gran finale di Berlino ha scelto di non regalare l’ultimo sipario al nostro Daniele Orsato (che ha smesso arbitrando in questi europei) bensì di lanciare il 35enne francese François Letexier.
Niente Juve, Inter, Milan, Napoli, Roma, Lazio e nemmeno l’arbitro in campo, quindi. L’occhio italico totalmente scollegato dal tifo a vagare sullo schermo nell’attesa di scegliere se è meglio assistere al primo trionfo dell’Inghilterra o al quarto della Spagna. Una situazione di estremo disagio che, dalla riapertura delle frontiere, si è verificata solo nel 1980: Germania-Belgio 2-1 (doppietta di Hrubesch e momentaneo pareggio belga di Vandereycken. Ma anche 44 anni fa il pizzico d’Italia (scossa dal primo scandalo scommesse) fu garantito dal palcoscenico, visto che quell’Europeo si disputò nei nosti stadi e la finale all’Olimpico di Roma.
Stavolta niente di niente. Ci si può riconsolare a notte fonda, come dei novelli Fantozzi a caccia di sogni mostruosamente proibiti davanti alla tv: alle 2 dall’altra parte dell’Atlantico c’è Argentina-Colombia, finale della Coppa America. A Miami all’ultima recita di Messi la serie A ci sarà eccome grazie a Lautaro Martinez (Inter), Paredes (Roma), Martinez Quarta e Nico Gonzalez (Fiorentina) e Valentin Carboni (Monza) con l’Albiceleste e Mina (Cagliari) più Locumi (Bologna) con la Colombia. Tanto con questo caldo chi dorme?
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