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«Sono una sopravvissuta, vorrei morire sul palco. Un concerto con Renato Zero? Sarebbe un rave di due giorni»


«Renato? Sì, dopo la puntata di Belve un avvicinamento c’è stato», rivela, un po’ a sorpresa, Loredana Bertè. Renato, naturalmente, è Renato Zero, l’amico fraterno di cui la 73enne leonessa del rock italiano nella toccante intervista concessa a Francesca Fagnani lo scorso aprile aveva ammesso di sentire moltissimo la mancanza, dopo una misteriosa lite i cui dettagli non sono mai stati rivelati. Già nel 1996 i due, compagni di avventure nella Roma di fine Anni ’60 («Non avevamo una lira e ci presentavamo ovunque ci fosse la possibilità di lavorare. Improvvisavamo da vetrine viventi nei negozi di via del Corso o di viale Giulie Cesare. Davamo spettacolo senza fermarci mai»), troncarono violentemente il loro rapporto per incomprensioni legate a un album che il Re dei Sorcini avrebbe dovuto produrre per Bertè e che non vide mai la luce. Si erano riavvicinati due anni più tardi, poi di nuovo allontanati, ritrovati e infine detti addio: «Quello che avevamo da dirci ce lo siamo detti in 35 anni di amicizia», aveva tagliato corto lui nel 2020. Di più Loredana, che lunedì sera farà tappa alla Cavea del Parco della Musica con il suo tour Ribelle (intitolato come la raccolta uscita lo scorso febbraio in concomitanza con il ritorno in gara al Festival di Sanremo con Pazza, con la quale è riuscita finalmente a vincere il Premio della Critica intitolato alla sorella Mia Martini), non vuole dire, forse per non forzare la mano ora che i due hanno ricominciato a parlarsi.

Una domanda ce la conceda, però: un tour insieme a Renato, come ai vecchi tempi, le piacerebbe farlo?

«So che i concerti di Renato durano ore. E la mia discografia è una Treccani. Non sarebbe un concerto, ma un rave-party di un paio di giorni (ride)».

Oggi canta la sua spensieratezza nel singolo estivo con gli Eiffel 65 “Bestiale”, ma trent’anni fa, nel 1994, a Sanremo raccontava le sue inquietudini in uno dei suoi manifesti, Amici non ne ho. Qualche amico oggi c’è nella sua vita o si sente sola come allora?

«Di amici ce ne sono. Pochi, ma ci sono. Del resto, lo canto in Pazza: “Sono sempre la ragazza che per poco già s’incazza». Non è facile starmi vicino. Rispetto ad allora, però, ho imparato a volermi un po’ più bene. E che da sola non si sta poi così male».

Dopo lo spavento dello scorso marzo, quando ha annullato alcuni concerti del tour nei teatri per «forti dolori all’addome», come sta?

«Ho recuperato. A marzo mi hanno fatto un trattamento d’urto che ha funzionato. Sono riuscita a chiudere le date nei teatri e ora giro l’Italia in lungo e in largo con questa tournée. Porto in scena tutto il mio mondo, la mia spregiudicatezza, la sensualità, la voglia di ribellarmi ai pregiudizi e ai preconcetti. La musica è sempre la mia salvezza. Questo è uno show cento per cento Bertè. Ho una scaletta nuova, che oltre ai classici comprende anche brani che non suonavo da tempo come La tigre, una delle canzoni dell’album Made in Italy del 1981, che registrai nel mio periodo newyorkese».

Tra i colleghi della sua generazione c’è chi annuncia con largo anticipo il ritiro, come Claudio Baglioni e Umberto Tozzi, e chi invece dice di voler morire sul palco, come lo stesso Vasco Rossi e Zucchero. E Loredana?

«Sarebbe bello morire sul palco. Io, comunque, ho già raccontato con ironia quel momento in una canzone, Il mio funerale: quando non ci sei più ti beatificano e le tue canzoni vanno in alta rotazione in radio, mentre le case discografiche esultano perché vendono un sacco di dischi».

In “Figlia di…” canta: «Ho fatto invidia e ho fatto pena». Più la prima o più la seconda?

«Il bilancio è a metà. Sono una supervissuta, come Vasco. Non mi sono mai risparmiata, sono stata sempre libera e sincera. Credo che il pubblico non mi abbia mai abbandonata anche per questo. A volte sono stata anche scomoda: è il prezzo da pagare per la libertà».

L’hanno capito o no le giovanissime fan di Taylor Swift e Harry Styles che quella “Sei bellissima” che hanno dedicato ai rispettivi idoli è sua, come ha rivendicato sui social?

«Era un video ironico. Mi riempie di orgoglio il fatto che le persone continuino a cantarla e a dedicarla in varie occasioni. Poi chissà, la lancio qui: magari prima o poi con uno di questi artisti internazionali si riesce pure a fare un duetto (ride)».

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