Non ha cercato vendetta, non ha risposto con odio all’odio: ha realizzato il suo sogno, vincendo l’oro olimpico, regalando gioia a un popolo intero e quella fetta di mondo che in questi giorni scriveva o diceva ‘io sono Khelif’. Più di un hastag, un mantra per sostenere la pugile algerina che adesso rientra nel suo Paese in festa, il giro per Algeri con il bus a due piani come per la nazionale di calcio che aveva vinto la Coppa d’Africa nel 2019. Con questa vittoria Imane ora dice di aver mandato un unico messaggio: «La mia dignità e il mio onore sono al di sopra di ogni altra cosa».
Imane Khelif vince l’oro nella boxe femminile 66 kg
Khelif in trionfo in Algeria
Quegli attacchi, le offese, il dibattito alimentato sulla sua sessualità: «E’ un uomo» ha ribadito a Parigi l’Iba, che pure del pugilato non governa il torneo olimpico. «E’ un trans» avevano detto diversi uomini politici. «Hanno parlato di lei persone che non sanno nulla di sport come Elon Musk — le parole del presidente del comitato olimpico algerino Ammar Brahmia — o Donald Trump, ma solo a fini elettorali. Tutta l’Algeria sta con Imane e alla fine il suo è stato un grande spot per lo sport». Il tifo per la pugile è andato crescendo ad ogni incontro, e la finale al Philippe-Chatrier trasformato in una bolgia di bandiere e canti è stata una festa collettiva. Non solo per gli algerini. La pugile sconfitta, la cinese Liu Yang, ha abbracciato Imane, che ha pianto, riso, si è lasciata immortalare, ha ballato e con lei tutto il Roland Garros. Ismael Bennacer, giocatore del Milan è tornato a osannare la sua connazionale: «Nonostante l’odio e la disinformazione è rimasta forte per prendersi l’oro e onorare l’Algeria». «Ho vinto da donna — dice la campionessa olimpica -. Mi sono qualificata a pieno diritto per partecipare a questi Giochi. Sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna. Ho vissuto come donna. Ho gareggiato come donna, e su questo non ci sono dubbi. Chi ha parlato è nemico dei successi, e questo mio ha un sapore particolare proprio per gli attacchi che ho subito».
L’Algeria (il presidente Abdelmadjid Tebboune in testa) parla di orgoglio e fierezza, lei sui social si mostra con la medaglie e scrive: «La migliore foto della mia vita». E poi ha aggiunto: «Il mio messaggio al mondo intero è che dovrebbero impegnarsi a rispettare i principi olimpici: era il mio sogno vincere questa medaglia e sono molto felice di essere una medaglia d’oro olimpica. Otto anni di duro lavoro, siamo qui come atleti e spero di non vedere altri attacchi in futuro, L’Iba mi odia, ma davvero non so perché». Il rifiuto dell’azzurra Angela Carini, quei 46» sul ring che hanno aggiunto clamore alle accuse, ormai sembra lontano una vita. Una nuova accoglie ora Khelif, eroina in patria, ormai icona in tutto il mondo. Ha fatto il giro d’onore sulle spalle del suo tecnico, mentre Lin e la medaglia di bronzo di Taipei Chen Nien-chine la applaudivano, e ora lo farà al rientro a casa. «Dai sogni alla realtà, il viaggio è d’oro» dice ancora Imane. «sono orgogliosa di essere arrivata così in alto per il mio Paese e per chi ha creduto in me. La lotta non si ferma mai, diventa solo più forte. La mia Algeria è felice». La sua gente infatti l’ha seguita nelle strade, sui maxischermi, in un filo diretto con Parigi che pure ha visto muovere tutta la nutrita comunità del paese nordafricano residente nella capitale francese. «Wonder woman» la definiscono, quella che per alcuni non è una donna, per tutti gli altri è una super donna. Capace di lasciare il segno in questi Giochi, il suo non è solo un oro.
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