Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Sports «Sono stato messo in guardia, ma Roma per me è stata la scelta giusta. Niente programmi decennali, bisogna essere veloci»
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«Sono stato messo in guardia, ma Roma per me è stata la scelta giusta. Niente programmi decennali, bisogna essere veloci»


Non ha chiesto «tempo» né «pazienza»; non ha detto che «Roma non è stata costruita in un giorno»; non ha ammiccato le folle con frasi del tipo «mi sento già tifoso della Roma» per provare a superare la diffidenza, di una parte della tifoseria, con cui è stato accolto. A volte è più importante l’ombra che il riflettore. Giochi dialettici, in quasi un’ora di conferenza stampa, non ce ne sono stati. C’era un uomo dai capelli bianchi davanti a noi, Gian Piero Gasperini, che al fianco aveva un altro uomo dai capelli bianchi, Claudio Ranieri.

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Le prime parole di Gasperini 

Due signori che parlano di calcio. E tra loro sembra ci sia una certa, e rassicurante simbiosi, e questa è già una buona base di partenza. A Gasp non manca la voglia di lavorare, «lavoro molto, è un pregio che mi riconosco, e mi piace farlo. Il difetto? Me la prendo troppo, ma non so nemmeno se sia un difetto»; né si è fermata la voglia di stupire, «l’obiettivo massimo è il piazzamento in Champions». Sa bene che Roma è una piazza esigente, come lo è Bergamo e come lo sono tante altre. La differenza è la passione, l’attaccamento, una certa nevrosi da vittorie, che mancano da un po’ (Conference a parte): la Champions, lo scudetto, Gasp è pronto alla scalata al successo, per nulla spaventato dalla famelica Roma.

«Queste caratteristiche devono diventare un valore. Tutti mi hanno detto che sarà difficile, ma penso di aver fatto la scelta giusta. Nonostante la Juve mi abbia corteggiato? Sì. Da fuori vedo un grande entusiasmo e deve essere positivo. Possiamo correggere qualcosa per essere più forti e competitivi, la proprietà ha investito e punta in alto. Se il Napoli ha vinto, se Parigi è diventata capitale d’Europa anche per il calcio, vuol dire che si possono fare risultati non solo a Milano e Torino. Bisogna costruire nel modo giusto. Se riusciamo a fare questo siamo tutti più forti. Non è che si possa, in una piazza come questa, fare programmi a dieci anni. Si deve essere molto più veloci, concreti. Bisogna prendere la base di quella che è oggi e farla crescere, sperare e volere fortemente che i tifosi si identifichino in noi: per come gioca, per come affronta gli avversari, per come vince, a volte per come perde. Certo, non potremo ripartire con gli stessi dello scorso ano». La missione di Gian Piero: entrare subito a gamba tesa in una piazza così, non come — sbagliando — accadde all’Inter con quel suo «approccio morbido». «Sì, sono rimasto dello stesso avviso. Bisogna dare segnali evidenti, portare la gente dalla tua parte, dare identità alla squadra e la gente ci si deve riconoscere. C’è da creare sinergia con la gente».

C’è da fare un mercato, poi: non arriveranno le stelle, o figurine. Gasperini è chiaro: «Servono calciatori di livello, nazionali, internazionali, di spessore e valore nelle coppe. Questo è il programma. A volte anche con giovani emergenti. Spero che tutti questi ragazzi abbiano l’obiettivo non di difendere quello che hanno fatto finora, ma di fare la stagione migliore della loro carriera. Non è il momento di accontentarsi e gestirsi. Se hai trenta anni non sei vecchio, se ne hai ventidue e vuoi scalare posizioni, questo deve essere lo spirito».

E poi sui singoli. Freddo su Dobyk e Abraham, fa capire che andranno studiati e poi si vedrà, chiaro sulla questione Pellegrini, a cui — per dirla alla Ranieri — è venuto meno il sorriso. «Bisogna divertirsi, come i brasiliani. Se non sorridi non puoi giocare al calcio e va fatto anche in allenamento. A voi piace Pellegrini quello che calciava, che entrava in area, che faceva gol? Magari vi piaceva meno quello in difficoltà. Soulé? E’ un giocatore offensivo: deve fare gol, assist, prendere rigori, fare un’annata importante con i nostri giocatori d’attacco. Nel calcio moderno, si attacca e si difende. Tutti. Quello che abbiamo visto con il Psg è straordinario, ha perso Messi, Mbappé e Neymar e raggiunto risultati mai visti. Il calcio è questo. La Roma, con Ranieri, è stata una squadra, questi sono i principi su cui puntare: saper fare tutto, andare forte».

CHE JOYA

Capitolo Dybala, infine. «L’importante è che stia bene e abbia una buona condizione. C’è un prospetto di squadra che deve essere identificata per tutti, dove tutti spingono al di là dei personalismi, poi ci sono i singoli sui quali con lo staff ci mettiamo a migliorare l’aspetto tecnico, tattico, la personalità, se alzi il livello dei singoli la squadra ne giova. Fa parte del mio lavoro da sempre, forse perché ho fatto settore giovanile, questi sono gli obiettivi. Non ci sono giocatori che non sono adatti. Devono stare bene. Dybala, quando sta bene, è un grande giocatore. Quando ha delle difficoltà, anche a voi piace meno. E quindi noi dobbiamo cercare di far stare bene i giocatori il meglio possibile».

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