«Non è l’ideale prima di uno Slam, ma nella mia testa so di non aver fatto niente di sbagliato. Ho già giocato per mesi con questo pensiero nella testa, anche se non è stato facile nell’ultimo periodo, i miei allenatori mi hanno tenuto su di morale e io credo di fare il mio meglio e visti i risultati più di così non potevo fare. Ho sempre rispettato tutte le regole, anche queste dell’antidoping. Chi risulta positivo segue lo stesso processo. Non ci sono scorciatoie o trattamenti diversi. Capisco la frustrazione degli altri giocatori, ma forse sono stati sospesi perché non sapevano da dove provenisse quella sostanza, noi lo sapevamo. Sono pulito e corretto. E anche se la preparazione del torneo non è stata perfetta. E’ un sollievo essere stato assolto e tornare in questa bella città e in questo splendido posto per giocare a tennis. Cercherò di godermela e di andare avanti il più possibile nel torneo, grazie alla grande spinta di fiducia che mi viene dal successo di Cincinnati». Jannik Sinner risponde così, con la solita chiarezza e sincerità alle prime, insidiose, domande agli US Open che scattano da lunedì a New York. Il primo numero 1 del mondo italiano del tennis, il fenomenale neo 23enne, il simbolo del Rinascimento azzurro, parte da favorito nell’ultimo Major stagionale ma deve dare tante risposte per poi puntare anche al bis da protagonista assoluto a novembre, sia al Masters di Torino (dopo la finale 2023) che alla coppa Davis di Malaga (dopo il titolo riportato in Italia dopo 47 anni).
SUL CAMPO
In realtà solo il campo, dall’esordio di martedì alle 19.30 locali, l’una e mezza del mattino in Italia contro McDonald dirà davvero come sta di fisico (dopo le smorfie di dolore di Montreal e Cincinnati, toccandosi la famigerata anca destra), di condizione atletica (senza più da mesi il preparatore-dietologo Umberto Ferrara che lo seguiva da 2 anni) e di testa (con le mille tensioni e i diecimila pensieri dopo la prima assoluzione dopo due antidoping positivi e il timore del ricorso WADA)? Poi vedremo come sosterrà le ultime due bocciature in 5 set a Parigi e Wimbledon contro Alcaraz e Medvedev che potrebbe ritrovarsi davanti a Flushing Meadows. Poi sapremo se ha cancellato il brutto souvenir del 2022: sulla scia del ko con Djokovic a Wimbledon (da 7-5 6-2), aveva ceduto ad Alcaraz, fallendo un match point al quarto set, prima di arrendersi ancora al quinto, concedendo al rivale il primo Slam e il numero 1. A New York è cemento come a Melbourne dove ha vinto il primo Slam, «ma è più veloce, c’è più umidità e siamo a fine stagione, ha le pile più scariche», suggerisce Paolo Bartolucci.
SVOLTA
Quest’anno, Jannik arriva all’ultimo Slam sulla scia della conquista del Masters 1000 finora per lui più ostico, con campi e palle veloci, peraltro con lo scalpo di Sasha Zverev, contro il quale aveva perso 4 volte su 5, rimediando proprio agli US Open di 12 mesi fa una sonora bocciatura sulla lunga distanza dei 5 set. Che rappresentano la sua nuova frontiera, dopo aver sfatato brillantemente il tabù top 10 a cominciare dalla ex bestia nera Medvedev per continuare con Djokovic. Contro il potente tedesco si era arreso nel quarto turno da due set a uno, arrivando anche lì dal corroborante successo in un «1000» a Montreal, ma sempre limitato mentalmente dalla barriera dei 5 set, dopo i ko agli Australian Open contro Tsitsipas e al Roland Garros contro Altmaier. Lavorando in profondità su fisico, servizio e dritto, oltre che sulle varianti (slice, smorzate e discese a rete), aveva trasformato il ko con Zverev a New York nella svolta del bum. Conquistando subito dopo Pechino e Vienna, arrivando in finale al Masters e al trionfo di Davis battendo due volte Djokovic, e prendendo quindi la spinta per firmare nella prima parte del 2024 il primo Slam agli Australian Open e poi Rotterdam e Miami, soffiando il primo posto in classifica proprio al campione serbo.
DIVORZIO
Da Montecarlo l’altoatesino ha accusato una flessione legittima. Complicata dall’edema all’anca, dalla tensione per la positività all’antidoping a Indian Wells, dallo stress per le nuove polemiche per la seconda rinuncia alle Olimpiadi, dalla forma approssimativa e dalla rinuncia ai due specialisti del fisico, Ferrara e Naldi, dopo la storiaccia dei massaggi a sua insaputa con uno spray vietato che ha licenziato ufficialmente. «Hanno avuto una grande parte nella mia carriera, hanno fatto un lavoro incredibile ma dopo questi errori non mi sento sicuro a lavorarci ancora. Serve aria fresca in squadra». Magari aggregherà l’ex di Djokovic, Marco Panichi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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