Spegnere l’incendio, provarci almeno. Nelle stesse ore in cui Report promette di gettare nuova benzina sull’incendio divampato al Collegio Romano. Nel day after dell’addio di Francesco Spano, l’ormai ex capo di gabinetto del ministero della Cultura travolto dalla consulenza affidata al compagno quando era segretario generale del Maxxi, i colonnelli di Fratelli d’Italia provano a correre ai ripari. In pubblico, stendendo una rete di salvataggio attorno ad Alessandro Giuli. In privato, facendo arrivare al titolare del Mic un messaggio che suona più o meno così: la difesa c’è e ci sarà, ma non necessariamente a qualunque condizione.
Perché l’ex presidente del Maxxi, a via della Scrofa, è vissuto da molti come un «irregolare», vicino al partito ma «non uno di noi». E la nomina di Spano, fortemente voluta dal ministro nonostante le riserve di una fetta dei meloniani sensibili agli appelli dei Pro-vita, hanno confermato l’impressione. Detto in altre parole: si aspetta di capire che cosa la trasmissione di Rai3 abbia effettivamente in mano. E si valuterà come comportarsi di conseguenza. Ben sapendo che cambiare per la seconda volta in meno di due mesi il titolare del dicastero della Cultura avrebbe un costo politico – e di immagine – estremamente elevato.
Report, Ranucci: «Dopo Spano un altro caso che riguarda Giuli». Il ministro: «Chiacchiericcio mediatico»
LA TELEFONATA
Ecco perché, dopo aver confermato il «nervosismo» dentro FdI, ieri è stata la stessa Giorgia Meloni ad avere un colloquio telefonico con Giuli. Una chiacchierata nella quale il ministro avrebbe in sostanza ribadito alla premier i contorni della vicenda Spano-Carnabuci (il marito dell’ex capo di gabinetto ed ex consulente del Maxxi). L’inquilina di Palazzo Chigi, descritta come irritata da chi ci ha parlato nelle ultime ore, dal canto suo avrebbe in sostanza avanzato una richiesta al suo ministro: quella, d’ora in avanti, di «condividere le scelte», specie «quelle politiche». Nessuna imposizione dall’alto, dunque, sul nuovo capo di gabinetto, incarico centrale per il funzionamento del ministero per il quale circola il nome di Cristiana Luciani, avvocato funzionario del Garante della Privacy nonché moglie del deputato di FdI Luca Sbardella. Ma stop alle fughe in avanti in solitaria, anche per evitare nuovi guai. Giuli, pur condividendo, avrebbe però ribadito quanto già fatto presente al sottosegretario Alfredo Mantovano: per assolvere al mio ruolo devo poter contare su un certo margine di autonomia.
Sullo sfondo, intanto, resta la spada di Damocle del servizio di Report. Il conduttore della trasmissione di Rai3, Sigfrido Ranucci, fa capire che c’è altro che bolle in pentola: «La vicenda Spano è una piccola parte dell’inchiesta in onda domenica», anticipa. Altro spoiler: «Dopo il servizio di domenica (in parte incentrato sul «calo del 30% degli incassi dei biglietti al Maxxi» durante la gestione Giuli, ndr), forse chi non ama il ministro in Fratelli d’Italia lo amerà ancora meno».
Servizi «confezionati ad arte», per chi è vicino alla premier. Che – fanno notare – andranno in onda sulla tv di Stato, con le urne aperte in Liguria. E che rischiano di danneggiare il centrodestra. «E menomale che questa sarebbe TeleMeloni…», è il commento. Ma il diretto interessato Giuli, da Venezia, bolla le anticipazioni come «chiacchiericcio mediatico», seppur «legittimo», ma «ampiamente sopravvalutato». Il ministro partecipa alla presentazione della rivista della Biennale di Venezia. E si lascia andare a un intervento non troppo diverso nei toni dal debutto sui rischi dell’«infosfera globale», che gli era valso le ironie di colleghi e oppositori. Eccone un passaggio: «C’è dell’acqua dietro a questa rivista. Il corpo umano e tutto ciò che è creatività nasce nel liquido amniotico, si nutre di acqua ed è un contenitore di acqua» che «tende a disidratarsi. La Biennale – ha proseguito Giuli – è dimostrazione di come ci si può reidratare dal punto di vista della cultura».
LE FAZIONI
Dentro FdI però c’è poca voglia di scherzare. Si racconta di un «clima pessimo», nel partito. Mai così diviso tra correnti: chi parteggia per Giuli e chi – al contrario – è più vicino ai Pro-vita e dunque sostiene che con la nomina di Spano il ministro «se l’è cercata». I “gabbiani” di Fabio Rampelli stanno a guardare, i “milanesi” attorno a La Russa sono ancora furiosi per la cacciata dell’ex capo di gabinetto del Mic, Francesco Gilioli (figura vicina appunto al presidente del Senato). Screzi smentiti, almeno per quel che lo riguarda, da Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi descritto come fortemente scettico sui primi passi di Giuli. «Ricostruzioni inventate», imbraccia l’estintore Fazzolari: «Nessuno scontro. Io e Alessandro Giuli ci conosciamo da più di trent’anni anni, è una persona che stimo e della quale appezzo la grande professionalità. Gli attacchi scomposti che gli sono stati rivolti da quando è diventato ministro – conclude – sono sconcertanti». E «fanno capire quanti interessi abbia da difendere la sinistra al ministero della Cultura».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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