04.11.2025
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Six-seven, cosa vuol dire il nuovo meme che dilaga da TikTok alla vita reale entrando nel gergo della Gen Z


Parlare, non dire niente ma essere compresi e anche accettati, come parte di un gruppo. È esattamente quello che succede oggi, nelle nuovissime generazioni, fondate nella loro comunicazione sui trend di TikTok. È proprio così che oggi nasce lo slang fra i più giovani: il parlato senza senso diventa codice collettivo. E così basta un’espressione ricorrente nei video (esattamente come «skibidi-boppy») per creare uno linguaggio usa e getta, sperimentandolo con i propri coetanei: uno studente che usa l’espressione entra a far parte di un gruppo.

Il vocabolario della Gen Z continua a evolversi alla velocità dei reel, e l’ultima espressione ad aver fatto il salto da un’oscura traccia hip-hop all’uso quotidiano tra i banchi di scuola è «Six-Seven» (sei-sette). Questo meme-slang, all’apparenza privo di significato, è diventato un potentissimo codice collettivo che definisce l’appartenenza a un gruppo e testimonia la tendenza dei giovanissimi a creare un linguaggio effimero e sperimentale.

Da codice di polizia a gesto virale

La genesi del «Six Seven» è complessa e multistrato. L’espressione è comparsa per la prima volta nel ritornello della canzone «Doot Doot (6 7)» del rapper di Philadelphia Skrilla. L’origine del termine è piuttosto cupa: alcuni lo legano a una via specifica nella città natale del rapper, come la 67ª Strada a Philadelphia o a Chicago. Altri ipotizzano che il «Six Seven» del testo sia un riferimento al codice di polizia 10-67, utilizzato per segnalare un decesso, ma questo significato è stato presto dimenticato nella sua corsa alla viralità.

Lo stesso artista ha chiarito in un’intervista a WSJ che non ha mai attribuito un significato preciso alla frase, e proprio questa vaghezza ne ha alimentato il successo: «Non voglio definirlo, è per questo che continua a diffondersi».

Il «salto di qualità» è avvenuto lo scorso dicembre, grazie al cestista Taylen Kinney. In un video diffuso online, un compagno gli chiedeva di dare un voto a un drink di Starbucks. Kinney rispondeva: «Più o meno un sei… Un sei-sette!», inventando contestualmente un gesto in cui mimava il bilanciamento di due opzioni con le mani. Questa gestualità, utilizzata poi da Kinney in molte sue clip su TikTok, ha dato forma fisica allo slang.


Mason e l’incarnazione del «fastidio» virale

La vera svolta, tuttavia, è arrivata a marzo. Un giovane spettatore, presente a una partita di basket amatoriale, ha urlato la frase «Six Seven» dagli spalti, accompagnandola con l’ormai noto gesto.

Questo ragazzo è diventato l’incarnazione del fenomeno, venendo subito ribattezzato dal popolo di Internet come «Mason», l’archetipo dello studente «fastidioso» che non riesce a smettere di dire frasi senza senso o inside joke.

Amplificato dall’uso della canzone come colonna sonora per gli highlights della NBA, il «Six Seven» non è solo un modo per esprimere un giudizio (come nel caso del drink), ma è diventato un’affermazione di appartenenza, un nonsense che, proprio come il precedente «skibidi-boppy», permette ai ragazzini di sperimentare il proprio linguaggio e rafforzare il vincolo sociale del gruppo. Basti guardare il numero di video brevi con questa espressione per comprendere la portata della diffusione a macchia d’olio.


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