Come due anni fa ad Istanbul, Simone Inzaghi ha dovuto chinare la testa. Dopo la finale contro il City, ecco il tracollo contro il Psg, sempre in finale di Champions. Dal sogno del triplete all’amarezza di un anno con “zeru titoli” come direbbe Mourinho, che resta l’ultimo allenatore ad aver portato questo trofeo in sede, nel 2010, al termine di una stagione trionfale. Poteva essere uguale quella di Inzaghi, che invece ha chiuso con un’altra amarezza, la più difficile da sopportare e da affrontare perché la settimana scorsa all’Inter era sfuggito anche lo scudetto.
Inter-Psg, le pagelle della finale: Doué (8,5) devastante, Kvara (8) chiude i giochi, Hakimi (7,5) ovunque. Barella (4,5)
RIFLESSIONE
Da domani, dunque, si apriranno i giorni della riflessione, in cui conteranno non solo i programmi e gli interessi economici ma anche i sentimenti. Simone Inzaghi è legato all’Inter e al suo popolo, Milano è riuscita a conquistarlo nel giro di pochi mesi: era preoccupato, il tecnico di Piacenza, dal passaggio da Roma al capoluogo lombardo, temeva l’impatto con il freddo e la nebbia, lui che il sole di Fregene se lo godeva spesso e invece con l’aiuto di Gaia e dei suoi figli si è calato nella nuova realtà nel giro di pochissimo tempo. Tanto che pensare già oggi ad un divorzio gli fa male. Si è conclusa nella notte di Monaco di Baviera la quarta stagione all’Inter anche se ancora c’è un Mondiale per club da affrontare e le offerte dall’estero sono davvero molto attraenti. Una, in particolare: quella araba, arrivata dall’Al-Hilal, il club più ricco del circuito, capace — pur di portarlo via dall’Italia — di offrire fino a 50 milioni di euro netti per due anni più la garanzia di un mercato fantascientifico, che potrebbe iniziare proprio da un milanista, Theo Hernandez.
Il fascino sportivo non è molto elevato ma l’offerta economica è una di quelle in grado di far barcollare qualsiasi barriera: in due anni Simone può sistemare tutti i suoi figli e garantire loro un futuro dorato, ma è davvero questo il desiderio di un tecnico che ha raggiunto vette così elevate? Inzaghi sa che andando in Arabia rischia di uscire dal grande giro: meglio, per esempio, il Manchester United, che ha perso anche l’Europa League e dovrà ripartire la prossima stagione quasi da zero. Ancora meglio ripartire con l’Inter, riaprendo un ciclo e puntando su qualche giovane: ma in questo caso Inzaghi vuole, anzi, pretende delle garanzie. Nell’ultima stagione, a causa dello scudetto perso in volata contro il Napoli, non ha sentito proprio il massimo della fiducia da parte del club, da cui per continuare vorrebbe avere un aumento dell’ingaggio e un prolungamento che gli consenta di non iniziare la stagione a scadenza. Inzaghi sa che qualche errore è stato commesso, ma sa anche che per quattro anni si è dovuto arrangiare con molti giocatori a parametro zero e su acquisti che non prevedevano grandi investimenti.
Quattro Champions di livello elevatissimo hanno consentito al club di risanare i conti e di mettere le basi per una ripartenza: Simone vorrebbe scegliere uno o due top player, come hanno fatto Conte al Napoli, Thiago Motta alla Juve e Fonseca al Milan, e ripartire senza la pressione di dover vincere a tutti i costi. La struttura della rosa attuale è logora e forse anche priva di stimoli: servono giovani di livello e una programmazione triennale, altrimenti è meglio cambiare aria.
LA SCELTA
L’Arabia sarebbe la scelta giusta? Inzaghi, nonostante le offerte che sono fuori da ogni logica, non ne è proprio convinto: l’Al-Hilal sarebbe un buon salvadanaio su cui investire per il futuro ma dal punto di vista sportivo non può offrire emozioni come il campionato di Sserie A, la Premier o la Champions. Sono i giorni delle valutazioni e al mondiale per club l’Inter vuole presentarsi con la consapevolezza che il matrimonio è ancora solido o con la certezza che dovrà guardarsi in giro per trovare un nuovo allenatore.
Attenzione alla Juve, in questo senso: è finita la settimana con il doppio scossone provocato dalla rinuncia di Antonio Conte e dalla chiusura anticipata del legame con il ds Cristiano Giuntoli. Elkann dovrà ripartire da zero, affidandosi ai numeri di Cobolli e all’esperienza di Giorgio Chiellini in un ruolo simile a quello che ricopriva Nedved con l’ex presidente Agnelli. Si parla di un ritorno di Pioli in Italia o di una conferma di Tudor ma attenzione anche al nome di Simone Inzaghi, che può uscire a sorpresa. Certo, Inzaghi ormai ha un marchio-Inter sotto il profilo dell’immagine, ma è comunque uno dei migliori allenatori che ci siano in circolazione. Simone aspetta, può comunque permetterselo.
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