Il modello Albania? «Vedo il valore simbolico, anche se bisognerà capire gli effetti». La riforma dei Servizi? «Il modello a due agenzie più Dis funziona». A sentire Lorenzo Guerini c’è chi auspica le «larghe intese», almeno sulla sicurezza. Insieme a lui, sullo stesso palco, si sono ritrovati il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, il procuratore generale, Giuseppe Amato, e il presidente di FS Security, Salvatore Iannicelli. L’occasione è il nono appuntamento del ciclo “Simposio Fondazione Roma”, dal titolo “La sicurezza tra realtà, percezione ed aspettative dei cittadini”, moderato da Francesco Bechis del Messaggero.
Una sicurezza che, oggi, come non mai, è composta da tanti tasselli. A partire dalla dimensione urbana: «Ci vuole una pianificazione sulle forze dell’ordine, ad esempio sui rinforzi organici noi abbiamo una pianificazione che abbiamo proiettato lungo tutto il mandato di governo. Quest’anno immaginiamo di immettere ulteriori 14mila unità di personale», spiega il titolare del Viminale, che pone l’accento anche sulla «percezione della sicurezza» e non solo sui dati numerici: «La sicurezza si alimenta anche con la visibilità delle azioni messe in campo». Ma sul bilancino vanno messe anche le minacce internazionali, a partire dal terrorismo. Un aspetto su cui, secondo il presidente del Copasir, impatta anche la condivisione delle informazioni tra i vari organismi di sicurezza. Una riforma sui servizi? «Ciclicamente- spiega Guerini — si ripropone il tema», che su un punto non ha dubbi: «Abbiamo avuto una riforma importante dell’intelligence, la legge 124 del 2007 che ha funzionato e che sta funzionando». Insomma, «prima di buttare un’esperienza al macero bisogna pensarci bene». Tesi confermata anche da Amato. La sfida della sicurezza coinvolge anche i servizi pubblici, come il trasporto. Ne sa qualcosa il numero uno di Fs security, Iannicelli, che dal palco di Palazzo Sciarra rilancia la sperimentazione delle bodycam per chi lavora sui treni. La parola chiave che ritorna è tecnologia: e non a caso Ferrovie sta investendo sulle telecamere con l’intelligenza artificiale e, da poco, ha firmato un protocollo con Enac per l’utilizzo di droni.
IL NODO IMMIGRAZIONE
Ma poi torna, come sempre il nodo immigrazione, che è l’altro elefante nella stanza quando si parla di sicurezza. E su questo punto, Piantedosi non nasconde qualche preoccupazione per l’instabilità che si sta ripresentando in Libia. «Costituisce, per la condizione di precarietà, un fattore da attenzionare». Ma il ministro, anche qui, torna a battere su uno dei cavalli di battaglia di sempre: il modello Albania, nella speranza che presto possa tornare a «rispondere alla funzionalità piena per la quale e’ stata concepita, cioè di realizzare le cosiddette procedure accelerate di frontiere, vale a dire per le persone che non hanno titolo a ricorrere alla richiesta di diritto di asilo». Un tasto su cui il numero uno del Copasir si appella alla «posizione più istituzionalmente corretta». In sostanza: se una misura simile ha un valore simbolico, biognerà capire poi gli effetti che sarà in grado di produrre nel tempo. Ma quando si tratta di parlare di tumulto demografico in Africa e delle complessità che attraversano il continente, il dem si sbottona eccome: «L’Europa non può non essere presente in Africa. Ci sono iniziative, ma un’agenda forte e ambiziosa», sottolinea, «ancora manca». Così come manca la consapevolezza che, dove non è presente l’Europa, è lì che si inseriscono altri attori: «La Russia, ad esempio, è interessata, alla destabilizzazione di quelle aree. Tanto ancora da fare, ma vale il monito del presidente di Fondazione Roma, Franco Parasassi ( che ha annunciato lo sviluppo di una nuova applicazione digitale dedicata alla sicurezza in ambito ferroviario, rivolta a cittadini e viaggiatori): la sicurezza è parte integrante del welfare.
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