17.05.2025
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Economy

«Siamo l’unica banca con il cervello a Roma»


Giampietro Nattino è stato uno dei più grandi banchieri romani che ha realizzato il successo di Banca Finnat, creata nel 1898 dal nonno Pietro e che oggi è una delle poche banche di famiglia in Italia, facenti capo ai nuclei famigliari, come Banca del Piemonte (Venesio), Sella, Cassa Lombarda (Trabaldo Togna). Di sicuro grazie a lui sopravvive un istituto che ha le sue radici nella Capitale.

Morto a Roma Giampietro Nattino, proprietario di Finnat e uno dei più grandi banchieri della Capitale: aveva 89 anni

L’ESODO DEI GRANDI ISTITUTI

«I centri decisionali delle banche storicamente romane, dopo fusioni, sono stati trasferiti a Milano o all’estero», dice Arturo Nattino, primogenito di Giampietro e attuale ad della Finnat, «noi nel nostro settore siamo l’unico gruppo bancario che ha tutte le attività e il centro decisionale a Roma, per questo siano al servizio della piccola e media azienda del territorio».

Ma la storia di Giampietro si incrocia con grandi progetti imprenditoriali, costruiti in città, come la costruzione del Traforo del Monte Bianco, opere all’estero, lo sviluppo di Acqua Sangemini. Per non parlare della fede calcistica per la Lazio, dove anche qui Nattino è stato decisivo nell’ipo.

Il suo nome resterà scolpito nella storia economica di Roma perchè ha costruito la cassaforte delle ricchezze di grandi famiglie della capitale: oggi Finnat ha masse gestite per 19 miliardi — di cui 8 nel private banking (90% appartenente a romani) — e 7,5 tramite la controllata Investire sgr, con un patrimonio immobiliare tramite 63 fondi immobiliari.

Ma se le sue capacità creditizie sono sotto gli occhi di tutti, in pochi ricordano le sue prodezze in campo extra-creditizio.

Erano gli anni ‘60 e Giampietro ereditò dal nonno Pietro oltre allo studio di agente di cambio, la Commissionaria di Borsa divenuta prima nel 1991 poi banca nel ‘98, anche alcune attività nel mondo dell’industria. Tra queste una quota di minoranza in Condotte d’Acqua, gruppo con sede in via Salaria che è stato uno dei maggiori general contractor italiani, della Santa Sede. Nattino era in consiglio dove forniva il suo contributo tecnico-finanziario. Grazie ai suoi consigli, Condotte prese parte alla costruzione del Traforo del Monte Bianco, inaugurato a luglio 1965 ma di anche infrastrutture e opere ingegneristiche in giro per il mondo dove l’apporto del banchiere romano fu prezioso sul piano finanziario.

Nattino ha avuto un ruolo anche nelle grandi acque minerali italiane, quando ereditò una quota di Acqua Nepi che cedette alla famiglia Violati, proprietaria della Ferrarelle, Boario, Sangemini, Fabia, Amerino. Era amico di famiglia ed il banchiere entrò nella holding Italacque, sede a Roma divenendo socio di minoranza. A metà degli anni ‘90 Violati vendette la maggioranza agli Agnelli e Danone e, in quell’occasione Nattino scambiò carta con carta, la sua quota in Italacque con la proprietà di Sangemini e Fabia. Il riassetto avvenne perchè Danone liquidò gli Agnelli e puntando sui grandi numeri, si tenne Acqua Ferrarelle.

QUOTAZIONE E SCUDETTO

Assieme alle competenze nel credito e all’intuito imprenditoriale, aveva la passione calcistica per la Lazio e Finnat supportò Sergio Cragnotti, patron del club biancoceleste, a quotarsi in Borsa: era il 6 maggio 1998 e da quel giorno la squadra ebbe una grande spinta al rilancio economico e nel Campionato 1999-2000 vinse lo scudetto.

Il suo grande amore è sempre stata Finnat, che era azionista di Borsa Italiana. A cavallo degli anni 2000, anche per l’avvento dell’euro, la necessità di avere maggiore liquidità sui mercati ed economie di scala spingevano al consolidamento dei listini. Dopo un approccio con Francoforte e un’ammucchiata Milano-Parigi-Madrid, Amsterdam anch’essa fallita, c’è stata la fusione con Lse e Nattino entrò nel board di Londra. «Per noi figli è stato un grande esempio — è il ricordo al Messaggero di Arturo, — da lui abbiamo appreso valori che stiamo cercando di trasmettere ai nostri figli che stanno entrando in banca». Il primo della 5° generazione è Paolo, figlio di Arturo che si sta facendo le ossa nel private banking del gruppo.

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