«C’è bisogno di speranza. Di futuro». E la speranza, nella piazza del Quirinale, si materializza sotto forma della fiamma olimpica.È Sergio Mattarella ad accendere il braciere celebrativo di Milano-Cortina 2026, mentre il cielo sopra il palazzo che fu dei papi si tinge del bianco rosso e verde delle frecce tricolori e la banda intona “Nel blu dipinto di blu”. L’ultima volta che la torcia dei Giochi approdò sul colle più alto correva il 2005. Due decenni dopo, il contesto internazionale è irriconoscibile: l’ordine globale a soqquadro, la guerra che lambisce le porte dell’Europa e di cui ancora si fatica a scorgere la fine. Una preoccupazione sempre presente, negli interventi del capo dello Stato.
È stato così anche ieri, di fronte alle alte cariche dello Stato e ai vertici dello sport internazionale riuniti nella Capitale per il via al viaggio della fiamma attraverso lo Stivale. «La pace – avverte Mattarella – è iscritta nel Dna olimpico sin dai tempi più remoti. Nell’antica Grecia, quando si svolgevano le gare, le armi si fermavano». L’auspicio è che quella tradizione si rinnovi: «L’Italia ha chiesto che la tregua olimpica venga rinnovata», ricorda il presidente. «Anzi, speriamo di più. Che i due mesi che ci separano dall’avvio dei Giochi possano recare distensione e dialogo, fermare aggressioni e barbarie, spegnere le volontà di potenza che seminano paura, morte, devastazione».
In prima fila, ad ascoltare Mattarella, siede Giorgia Meloni. Che dopo la cerimonia si sofferma a conversare con la presidente del Comitato olimpico internazionale Kirsty Coventry («questa fiamma esprime l’energia dell’Italia – le parole della numero uno del Cio dal podio –, simboleggia lo spirito dei Giochi, abbattendo barriere e costruendo ponti»). E poi i presidenti di Camera e Senato Fontana e La Russa, della Fondazione Milano Cortina Giovanni Malagò, Luciano Buonfiglio del Coni, i ministri Salvini e Abodi, i presidenti delle regioni ospitanti Fontana, Fugatti e l’uscente Zaia e i sindaci Sala, Lorenzi e Tommasi.
Città capofila, Milano e Cortina, di «un grande impegno italiano», rimarca Mattarella. Che richiama il precedente della perla delle Dolomiti 70 anni fa, «la prima Olimpiade invernale trasmessa dalla televisione», e aggiunge un ricordo personale: quello delle immagini in bianco e nero «e tuttavia piene di fascino, una porta sul futuro». Per la prima volta in quell’occasione fu un’atleta donna, Giuliana Minuzzo, a leggere il giuramento olimpico: un’altra delle «conquiste che lo sport reca alla comunità», e che «divengono presto patrimonio condiviso». E poi i Giochi di Torino 2006, «straordinaria occasione sportiva e di crescita» anche sul piano «economico, tecnologico, turistico, culturale».
IL MESSAGGIO
Vent’anni dopo, si punta a ripetere quel successo. E già la stessa condivisione dell’impegno in più di una sede per il presidente «contiene un messaggio di accoglienza e di apertura» che tutti farebbero bene a prendere a modello. Ed è anche a partire da questo aspetto che sarà «chiaro e visibile a ogni latitudine» il «segno di pace» delle Olimpiadi e Paralimpiadi italiane al via il 6 febbraio. «È la nostra natura», osserva il capo dello Stato, «la nostra cultura. La nostra storia».
Un obiettivo che gli organizzatori dell’evento condividono appieno. Del resto, ricordano Malagò e Buonfiglio finita la cerimonia, «nel formulare la risoluzione per la tregua a New York tutti i Paesi presenti hanno votato a favore della tregua, Russia compresa».
Il miracolo, però, sembra lontano. Eppure è necessario proseguire nello sforzo di pace. Come nello sport, sembra suggerire Mattarella. Che è il migliore esempio di come «con impegno, tenacia e coraggio di superare i propri limiti si possano raggiungere nuovi traguardi». Anche il fuoco olimpico ha una forte carica simbolica: ricorda che «le donne e gli uomini sono liberi e capaci di progredire». E che «la consapevolezza del comune destino esige che non vi sia sopraffazione, che venga bandita ogni pretesa di superiorità per origine etnica, per credo religioso, per condizione sociale», insiste Mattarella.
Oggi comincerà il viaggio vero e proprio della torcia: prima attraverso la Capitale, con Gregorio Paltrinieri primo tedoforo, poi verso 110 province e oltre 300 comuni. Avviando – per dirla con le parole di Mattarella – «nelle strade, nelle città, questi segni di speranza e di pace» che il fuoco olimpico simboleggia.
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