No forte e chiaro delle banche agli extraprofitti ma discesa in campo per dare un contributo concreto alla manovra di bilancio del governo con «misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato»: la principale misura è quella di anticipare il sostituto di imposta che gli istituti versano per conto dei clienti sui conti correnti.
Ieri mattina a Milano il Comitato esecutivo Abi, presieduto da Antonio Patuelli, alla presenza di quasi tutti i big, tranne Carlo Messina (ceo di Intesa Sp), Andrea Orcel (ad di Unicredit) — impegnato a Londra alla 29° Ceo conference di Bofa — e Giuseppe Castagna (ceo di Bpm), anche lui nella city ma per incontrare investitori, si è concentrato sulla discussione di un tema tornato delicato, un anno aver attenuato l’onere di una tassa straordinaria che avrebbe avuto effetti retroattivi: «l’assurdità era di dover pagare le tasse sul ritorno alla redditività, partendo da tassi negativi», dice un grande banchiere italiano.
All’unanimità il gotha dei banchieri ha dato incarico al neodg Marco Elio Rottigni, di approfondire queste misure nel corso della negoziazione con il governo. Ieri alle 17,30 è iniziata a Palazzo Chigi una riunione sul piano strutturale di bilancio guidata dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che ha allargato la platea di coloro che dovranno assicurare la contribuzione alla liquidità a «tutti i settori».
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LA PREDETERMINAZIONE
Il mandato a Rottigni è di concordare misure di «natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia rispetto alle banche degli altri mercati bancari europei e quindi consentire di continuare a fornire il pieno sostegno a famiglie e imprese».Parole pesate con il bilancino al termine del dibattito cui hanno preso parte Patuelli, Rottigni, Gian Maria Gros-Pietro, Massimo Tononi, Giampiero Maioli, Camillo Venesio.
Con la decisione di ieri i banchieri hanno dimostrato che a condizioni definite affinchè non ci siano impatti sui patrimoni, sono disposti a farsi avanti con iniziative di solidarietà che vadano al sociale. Faranno sì che i maggiori flussi finanziari che scaturiranno dal versamento anticipato delle imposte che trattengono per esempio sui conti correnti, lo Stato li destini verso settori più bisognosi, i poveri, disabili, la carità e la ricerca. Gli istituti sono sostituti di imposta e la quota che dovrà essere anticipata sarà al centro del negoziato con il Mef. I banchieri intervenuti hanno rimarcato che la misura sia temporanea. «Una decina di anni fa — dice un altro banchiere — fu introdotta a tempo l’aliquota del 3,5% di Ires, imposta sul reddito delle società pari al 24%, da allora è rimasta eppure questa permanenza sarebbe incostituzionale».
Da parte delle banche sono stati fissati principi, anzi veri e propri paletti «non aggirabili» come l’altro della non retroattività visto che lo scorso anno, la mannaia degli Extraprofitti, poi modificata con l’alternativa di appostare in una riserva speciale, una somma pari a 2,5 volte la tassa, faceva riferimento ai guadagni extra nei due esercizi precedenti. E questa alternativa di mettere a riserva, è stata seguita da tutti.
LE DIFFERENZE TEMPORANEE
A parte il sostituto di imposta che potrà essere anticipato, l’altra soluzione per iniettare liquidità allo Stato sarebbero le imposte differite attive (Dta), imposte che saranno pagate in futuro e sono generate da differenze temporanee che rinviano la tassazione. Esse sono imposte civilisticamente di competenza dell’esercizio. Le differenze temporanee possono sorgere a seguito di: operazioni che hanno effetto sul conto economico; operazioni che non hanno effetto sul conto economico (si tratta, ad esempio, di operazioni straordinarie). «In concreto sono misure tipo l’anticipo Irpef e le anticipazioni Ires da parte delle imprese», conclude un altro banchiere.
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