Di definitivo, oltre al testo, ora c’è anche la data. Il disegno di legge governativo in materia di sfratti per morosità e finta locazione è pronto per approdare in Cdm. Lo farà questo mercoledì, quando i ministri torneranno a riunirsi a Palazzo Chigi.
L’impalcatura, confermano fonti di governo, ricalca la proposta parlamentare della deputata di Fratelli d’Italia, Alice Buonguerrieri: iter burocratici più snelli e tempi certi per l’esecuzione degli sfratti, con una procedura automatica che scatterà dopo dieci giorni. Ma non solo. All’interno ci sarà posto anche per una stretta sulle occupazioni abusive di seconde, terze e quarte case. Più che di sgombero, si parla di una procedura civilistica ad hoc che renderà più celeri, anche per questi casi, i tempi di liberazione dell’immobile. Eccolo, il secondo atto del decreto Sicurezza.
GLI ABUSIVI
Che il focus del ddl potesse andare oltre i morosi, era atteso da molti all’interno dell’esecutivo. Solo qualche giorno fa la Lega ha presentato un nuovo pacchetto sicurezza a cui per settimane hanno lavorato tanto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, che quello all’Interno, Nicola Molteni. Tra le promesse, quella di estendere gli sgomberi rapidi a tutti gli immobili illegalmente occupati, sul modello di quanto previsto già per le prime case dal decreto sicurezza. Che, tra le altre cose, ha introdotto il reato di «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui», punito con il carcere da 2 a 7 anni. Chi ha lavorato al dossier del ddl Sfratti conferma che «nel testo si dà risposta alle sollecitazioni degli alleati», sottolineando però, che la procedura prevista per le occupazioni abusive si distaccherà da quella tracciata dal dl Sicurezza: si tratterà di un’apposita procedura civilistica che, in ogni caso, consentirà ai proprietari di realizzare la liberazione dell’immobile in tempi celeri: secondo l’ultima versione, entro dieci giorni come per i morosi. Un’accelerazione possibile — viene spiegato — grazie al fatto che l’attestato di proprietà — sarà sufficiente per dare avvio all’esecuzione.
L’AUTOMATISMO
Nonostante le limature degli ultimi giorni, il disegno di legge conserva, come si diceva, alcuni punti contenuti all’interno della proposta di legge depositata a settembre dalla deputata meloniana Buonguerrieri.
Come anticipato dal Messaggero, viene cancellata la procedura della notifica di preavviso di rilascio, ovvero l’avviso pratico dell’ufficiale giudiziario che informa sul giorno in cui avverrà l’esecuzione. Basterà, quindi, l’atto di precetto, il documento formale che contiene il termine per adempiere, ossia 10 giorni. Già dall’undicesimo, quindi, se la casa non sarà liberata, scatteranno in automatico le procedure di esecuzione da parte degli ufficiali giudiziari. I proprietari verranno anche sgravati, in parte, delle difficoltà connesse allo smaltimento dei beni mobili lasciati all’interno degli stabili: un passaggio che grava oggi a caro prezzo sulle loro case. Questi ogetti si intenderanno abbandonati e il proprietario potrà curarne lo smaltimento o la distruzione, se non saranno portati via entro il termine delle procedure di esecuzione: trenta giorni dalla notifica.
Resta fermo il termine di grazia, la possibilità per gli inquilini in situazioni di momentanea difficoltà economica, di ricorrere al giudice per fissare un termine entro cui sanare la morosità. Anche per loro scatteranno, però, iter più rapidi. Potranno sanare i debiti arretrati, in sede giudiziaria, per più di due volte (oggi sono tre) nell’arco di un quadriennio.
LE POLEMICHE
Un mix di misure che, nei scorsi giorni, si è trascinato dietro uno stuolo di polemiche da parte delle opposizioni, preoccupate che il ddl acuisca le situazioni di marginalità già esistenti, o che si trasformi in una «stretta repressiva». Timori «infondati», a sentire molti esponenti della maggioranza, e in particolare di Fdi, da cui è partita la genesi della proposta: «Chi è temporaneamente in difficoltà, manterrà tutte i diritti previsti, ma aumentiamo le tutele per quei proprietari che devono affrontare situazioni ormai sclerotizzate». Per il centrodestra si tratta di dare una prima risposta all’emergenza abitativa rimettendo sul mercato immobili, ad oggi, fermi. Senza dimenticare, però, l’altra gamba del “piano casa” a cui lavora il governo: abitazioni a prezzi calmierati per chi versa in condizioni di difficoltà economica. Un’impresa in un paese che sconta la carenza di alloggi popolari e un patrimonio edilizio ormai datato.
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