25.06.2025
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Sports

Sfilata di re e di purosangue per i 200 anni del Royal Ascot. Ma Kate rinuncia a sorpresa


«Chi di verde si veste troppo di sua beltà si fida», recita un detto antico: Camilla non ci ha fatto caso o s’è fidata ieri al Royal Ascot, seconda giornata del meeting ippico più fascinoso del mondo. Ha indossato un verde pisello di tonalità vibrante ed ha fatto felici quegli scommettitori che sul verde in testa alla regina avevano puntato qualche sterlina. Perché ogni giorno, al Royal Ascot, le prime sterline si mettono sul colore del cappello di Sua Maestà sulla prima delle quattro carrozze che portano, in corteo dal vicino Castello di Windsor, la Royal Family. Accade ogni volta da duecento anni esatti. Il verde, per la cronaca, non è mai il colore favorito al betting: ieri si giocava a 12 contro 1, preceduto nella lavagna dal celeste, dal rosa, dal giallo e dal bianco. Il nero era il più trascurato: solo una volta lo indossarono, nel 1910, ma era appena morto il re e la storia etichettò il meeting di “Black Ascot”. C’era anche il giallo nella Royal Procession: non era un vestito ma la presenza di Kate, la prossima regina. La principessa del Galles era data per seduta accanto al marito William nella carrozza numero 2 fino alle 12.30 ma d’improvviso veniva annunciata la sua rinuncia: Kate è ancora in cura per il cancro, nell’ultima settimana ha avuto tre impegni ufficiali e probabilmente il sole e il caldo di Ascot (c’è chi ha chiesto un allentamento del dress code: permettete agli uomini di non fare i pinguini con le code del morning suit, la giacca tipo frac, ma grigia. La risposta è stata drastica: never!) l’hanno sconsigliata da quella processione all’arrosto. Così William, rimasto single, è stato spostato sulla prima carrozza, da cui è stato fatto scendere l’ospite previsto, un nipote di Winston Churchill, il che ha provocato, a catena, un mutamento di posto tra i Seniors Royals. Ora l’attenzione, passati riverenze e scappellamenti, si trasferiva sui purosangue che avrebbero animato le sette corse di giornata, quattro di gruppo. E subito colpiva l’appassionato una puledra di due anni di nome True Love, favorita a 9 contro 4, che stravinceva le Queen Mary Stakes (le gare del Royal Ascot hanno tutte dediche a membri o luoghi del casato Windsor), dando così una storica vittoria in questa corsa all’allenatore irlandese Aidan O’Brien, che in carriera aveva vinto tutti i gran premi meno questo, e un’altra della serie al fantino Ryan Moore, che quando vince al Royal Ascot un ente di beneficenza dona 5.000 sterline a un fondo per il recupero dei cavalli a fine carriera, per dirottarli dalla via del macello. In questa corsa traevano chissà quali auspici i superstiziosi: una cavalla di nome Harry’s Girl, “la ragazza di Harry”, finiva fatalmente infortunata. Il pensiero, tra tanta royalty, andava a Meghan: si suggeriscono poco regali scongiuri.

I gran premi successivi erano di pertinenza di non favoriti per la gioia dei bookmakers che il giorno prima si erano salvati rifiutando a uno scommettitore americano la puntata singola di mezzo milione di dollari su Field of Gold (che poi vinse): il Queen’s Vase vedeva il successo dell’imbattuto Carmers, cavallo di cui si sentirà parlare specie sulle lunghe distanze; le Duke of Cambridge Stakes premiavano Crimson Advocate che batteva bene la favoritissima (5/4) Cinderella Dream, che portava i colori dei reali del Dubai, i Maktoum. Sembrava un altro pomeriggio no per lo sceicco più cavallaro del mondo, e invece subito dopo le Prince of Wales Stakes venivano conquistate da Ombudsman, un quattro anni vincitore fin qui di cinque delle sei corse disputate ma che in questa occasione veniva ritenuto alla mercè del favoritissimo Los Angeles, uno dei crack di O’Brien. E invece vinceva il cavallo dello sceicco ed era il vincitore numero 70 in carriera al Royal Ascot per l’allenatore John Gosden. Il principe William consegnava coppe e trofei, una delle coppe scivolava a terra e questo sì che era un cattivo presagio per il concorrente successivo di Gosden, la cavalla Rainbow Edge che, essendo di proprietà di Carlo e Camila, era attesa con deferente aspettativa e molte puntate. Non si piazzava. E forse Camilla adesso era verde: di rabbia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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