«Non dico “missione compiuta”, ma obiettivo raggiunto sì: è ora di riconoscerlo». Da Sintra, in Portogallo, nel corso della seconda giornata del summit annuale della Banca centrale europea, la presidente dell’Eurotower Christine Lagarde ha commentato i dati dell’sconto nell’Eurozona: secondo la stima preliminare diffusa ieri da Eurostat, a giugno dovrebbe attestarsi al 2% simmetrico. Cioè il target perseguito dalla Bce, in linea con le attese e in lieve aumento rispetto all’1,9% di maggio. Stabile all’1,7% la rilevazione per l’Italia.
«Ora fronteggiamo una grande incertezza» globale, durante la quale «dovremo continuare a essere molto vigili per stare nell’obiettivo, ma siamo in una buona posizione per farlo», ha aggiunto Lagarde, intervenendo in un panel con altri banchieri centrali tra cui l’americano Jerome Powell, il britannico Andrew Bailey e il giapponese Kazuo Ueda.
Dopo otto mini-tagli del costo del denaro, ciascuno dello 0,25%, nell’ultimo anno fino a portare il tasso sui depositi al 2%, i mercati scommettono ora su una pausa all’orizzonte quando il consiglio direttivo della Bce tornerà a riunirsi a Francoforte il 24 luglio. In attesa di una possibile nuova riduzione l’11 settembre, una volta ottenuta maggiore chiarezza sulle tensioni commerciali. Lagarde ha ribadito il mantra dell’Eurotower: «Continueremo a decidere riunione dopo riunione, sulla base dei dati, e non ci impegniamo ad alcun percorso predefinito» sui tassi d’interesse.
La linea del “wait and see” è anche quella prevalente al di là dell’oceano, ha detto il presidente della Federal Reserve Jerome Powell: «Non saprei; dipenderà dai dati», ha risposto a chi gli chiedeva se luglio sarà il mese giusto per tagliare. «Una solida maggioranza nel comitato di politica monetaria della Fed si aspetta che sia tempo di ridurre il costo del denaro più avanti quest’anno», ha affermato. Il motivo di tanta prudenza? I dazi trumpiani, naturalmente. «L’inflazione negli Stati Uniti è calata al 2,3%, ma quando abbiamo visto le dimensioni dei dazi abbiamo optato per una posizione di attesa considerato che tutte le previsioni sulla pressione sui prezzi sono in aumento. Non è una reazione eccessiva: la cosa prudente da fare è aspettare e capire di più, e vedere quali saranno gli effetti» delle sovrattasse doganali sui prezzi.
Domani il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic incontrerà i suoi omologhi americani Howard Lutnick e Jamieson Greer, in quello che potrebbe essere lo sprint finale per strappare un accordo-quadro prima della scadenza del 9 luglio, tra una settimana. Vari Stati membri avrebbero chiesto a Bruxelles di irrigidire la posizione, ha riferito il Financial Times, e di non fare troppe concessioni; tra queste ci sarebbe l’accettazione passiva di un dazio generalizzato del 10% (come quello applicato al Regno Unito), ma in cambio di un ammorbidimento su alcuni settori industriali chiave per l’Ue, come farmaceutica, aviazione civile e alcolici, secondo quanto riportato da Bloomberg.
IL MANDATO
A dieci mesi dalla conclusione del suo mandato e dopo essere stato oggetto di frequenti bordate da parte del presidente Usa Donald Trump, che potrebbe sostituirlo alla presidenza della Fed, Powell ha parlato anche del debito pubblico statunitense nel giorno dell’approvazione in Senato del “Big, Beautiful Bill”, la legge di spesa e tagli fiscali che aggiungerebbe 2300 miliardi di debito nel prossimo decennio. La direzione intrapresa «non è sostenibile, e la questione va affrontata prima o poi. Meglio prima che poi», ha chiosato Powell.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this