La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati Francesca Albanese è a Roma per presentare, alla Camera e in Senato, il suo ultimo rapporto sulla situazione in Palestina. Titolo: «Da un’economia di occupazione a un’economia di genocidio». Il report accusa decine di aziende di tutto il mondo di aver beneficiato della guerra nella Striscia di Gaza, rafforzando i legami economici con Israele nonostante le documentate violazioni dei diritti umani da parte dello Stato ebraico nei confronti della popolazione palestinese.
«Ho passato tutto il 2023 e il 2024 a documentare atti di genocidio. Ora non sono più la sola a usare questa parola. Ormai anche gli storici israeliani hanno detto che non c’è dubbio che Israele stia compiendo atti di genocidio», ha detto Albanese, aprendo il primo degli incontri organizzato, a Palazzo Valdina, dall’Intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele. «Non so più cosa dire. Siamo dinanzi a quella che, se non viene fermata, è la fase finale della cancellazione del popolo palestinese in Palestina».
Per Albanese, «Israele sta ribaltando il diritto umanitario, la linea ultima del diritto internazionale oltre la quale c’è la barbarie». La situazione è talmente drammatica che «non abbiamo contezza di quanto sta succedendo a Gaza. Forse ce l’avremo solo quando la polvere si poserà».
Le sanzioni a Albanese
«È un onore avere Francesca Albanese qui oggi»: così i senatori presenti oggi alla conferenza stampa al Senato, nella Sala Caduti di Nassiriya. «Oggi si chiude una due giorni importante», ha commentato la deputata del M5S Stefania Ascari, coordinatrice dell’intergruppo.
«Tante persone ci hanno detto che è stato un atto di coraggio invitare Francesca Albanese», ha dichiarato la senatrice pentastellata Alessandra Maiorino. «Quando esattamente è diventato un atto di coraggio invitare all’interno delle istituzioni una rappresentante di un’altra istituzione? Questo dovrebbe dare la misura della follia con cui stanno avvelenando le coscienze di questo Paese».
Il 10 luglio la relatrice speciale era stata sanzionata dall’amministrazione Trump per le sue posizioni contro Israele, insieme al procuratore e quattro giudici della Corte Penale Internazionale.
«Contro di me sono state usate tattiche mafiose.
Un linguaggio mafioso nelle lettere indirizzate al segretario delle Nazioni Unite dall’amministrazione statunitense», ha detto Albanese. Che ha aggiunto: «Da meridionale, conosco bene a cosa porta questa logica mafiosa: il silenzio».
La relatrice ha spiegato di essere la prima funzionaria internazionale sanzionata da uno Stato negli ultimi 80 anni: «Un attacco al cuore del multilateralismo».
Contro la conferenza di Albanese in Parlamento si è espresso anche Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica: «Mi pare folle che dopo l’aggressione antisemita agli ebrei francesi a Lainate, alla Camera e al Senato sarà ospite Francesca Albanese, che presenterà un rapporto realizzato con parole faziose che contribuiscono a creare quel clima di odio che abbiamo visto nel video girato all’interno dell’autogrill».
«Tutti noi dovremmo leggere i rapporti della dottoressa Albanese, in cui si elencano nero su bianco i nomi delle aziende, di quella parte civile della società che si è arricchita sulla pelle di esseri umani massacrati», ha detto invece Ascari: «Un business della morte».
Il report
Nel report targato Onu, la lista di decine di aziende – dalle produttrici di armamenti (come l’italiana Leonardo), a imprese nei settori civili della tecnologia e della sorveglianza (come Amazon, Microsoft e Google), dell’edilizia, dell’agricoltura, dei servizi e della distribuzione (come Carrefour); banche, fondi pensione, assicuratori, università e organizzazioni di beneficienza – che avrebbero «contribuito ad accelerare lo sfollamento e la sostituzione» dei palestinesi, tanto a Gaza quanto in Cisgiordania.
«Pensate anche ad attività innocue, come il turismo. Airbnb e Booking hanno normalizzato l’occupazione continuando a promuovere proprietà nelle colonie: case costruite su terre rubate ai palestinesi, che usano acqua e altre risorse sottratte ai palestinesi», ha detto Albanese. Sugli insediamenti illegali dei coloni, la relatrice è durissima. «Non possiamo continuare con questa finzione di Israele buono dentro la linea verde e un Israele cattivo nelle colonie. Sono la stessa cosa».
Gli affari grazie alla guerra
«Mentre l’economia israeliana sembrava colare a picco nell’ottobre 2023 con un deficit di spesa senza precedenti, legato all’imminente crescita della spesa militare» riferisce Albanese, «banche e istituti finanziari si sono messi a disposizione di Israele, aiutando la vendita dei bond israeliani e assicurando il credito in un momento in cui la sfiducia dei mercati era evidente».
Come risultato, «la borsa valori di Tel Aviv è cresciuta del 200%, ammassando 220 miliardi di dollari. 70 miliardi dei quali nell’ultimo mese, nel periodo in cui Israele ha aggredito l’Iran». La ragione? Secondo Albanese, «si è alzato l’allarme di sicurezza in tanti Paesi occidentali e c’è stata la corsa agli armamenti. E l’industria delle armi ne ha tratto profitto».
Il dibattito
«Io non sono una marxista, non faccio politica. Sono solo un esperto tecnico che ha valutato quello che sta succedendo», ha detto Francesca Albanese. «Questa non è una questione di ideologie, è una questione di giustizia. Nel gennaio 2024 la Corte Internazionale ha riconosciuto il rischio di genocidio, e lì scattano in maniera inoppugnabile le responsabilità del governo italiano. L’Italia è una delle voci più strenue in difesa dei partneriati economici e militari con lo Stato di Israele».
«Tajani dice che tutti i passi che poteva fare, li ha fatti. Ma ha respinto ogni risoluzione Onu in cui si chiedeva la tregua», ha attaccato la senatrice Maiorino. «Solo ieri la Presidente del Consiglio ha detto che non è tempo per riconoscere lo Stato di Palestina». E ha aggiunto: «Chiunque provi a parlare in difesa dei 60,000 esseri umani massacrati e affamati in quella martoriata striscia di terra viene bollato per antisemita».
Il senatore di Avs Peppe Cristoforo ha rincarato la dose: «È vergognoso il comportamento del nostro governo nei confronti di Albanese. Una cittadina italiana che subisce un attacco clamoroso e inedito, e il nostro governo non solo non dice nulla ma alimenta una campagna di diffamazione e di odio».
Ai margini della seduta d’Aula, il vicepremier Antonio Tajani ha risposto a chi chiedeva un commento sull’appello di Albanese per l’interruzione dei rapporti con Israele: «E’ la sua opinione, ha le sue idee».
E, al question time alla Camera di oggi, la segretaria dem Elly Schlein ha accusato il governo: «Serve riconoscere la Stato di Palestina perché, mentre Meloni dice che è troppo presto, la verità è che dopo sarà troppo tardi. Rischia di non esserci più niente da riconoscere».
Uno Stato di Palestina
«Il riconoscimento dello Stato palestinese è un atto dovuto. Ma la cosa fondamentale è fermare il genocidio. Il discorso sul riconoscimento dello Stato non deve in alcun modo distrarre da questo obbligo inderogabile di tutti gli Stati, tra cui l’Italia», ha detto la relatrice speciale a margine della conferenza. «La gente vuole la fine del genocidio. È fondamentale che la politica si adegui».
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