15.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

se non corre la Capitale non corre l’Italia


Negli anni Roma ha perso «i suoi flussi finanziari». E la riforma per l’autonomia differenziata può, oggi, «potenzialemte aggravare il problema: si decentrano risorse e pil», avverte Francesco Gaetano Caltagirone introducendo un ampio confronto organizzato dal Messaggero sul futuro della città, ‘l’Italia si Trasforma. Una sfida Capitale’. Roma è «una Ferrari senza benzina». Ora rischia «perdita di posti di lavoro, di Pil, di risorse» e «senza lavoro i romani se ne andranno», si rischia una «crisi demografica che metterà ulteriormente in diffficoltà la città». Quindi, avverte Caltagirone: «Sono indispensabili partite compensative», misure per ridare alla città «i flussi finanziari che ha perso. A Roma è stato tolto molto».

 

Gli attuali livelli di inflazione in Italia non giustificano tassi reali «insostenibili». Se vale per il livelli di inflazione in Francia o Germania non è così per l’Italia, «perché la nostra inflazione è abbondantemente sotto controllo. Questo comporta, in un Paese che un grande indebitamento pubblico, una forte emorragia reale a livelli di difficile sostenibilità», ragiona Francesco Gaetano Caltagirone per poi soffermarsi, aprendo l’evento del Messaggero, in particolare su Roma e su come la capitale abbia perso «flussi finanziari». E dice: «Pensiamo al provvedimento sull’autonomia regionale, che è di questi giorni, che non fa che potenzialmente aggravare il problema. Si decentrano risorse e quindi occupazione, Pil e imposte locali. Questo si aggiunge ai tre fatti principali che hanno ridotto. I flussi finanziari della città». Quali ‘flussi’ ha perso Roma? «Li elenco», dice, a partire «dalla fine dell’industria pubblica, dell’Iri e il decentramento di tutta una serie di imprese, pensiamo allo sfacelo di Alitalia, di Telecom-Tim, e dell’acciaio di Stato». Poi, «la finanza: faccio l’elenco perché sembra incredibile Ricordate la Bnl era la prima banca italiana e aveva la sede a Roma», come «il Banco Roma, la Banca nazionale dell’Agricoltura, la seconda compagnia di assicurazione italiana, l’Ina, ed il primo istituto di Mediocredito, l’Imi. Avevano sede a Roma. Di tutto questo a Roma non c’è più niente: è rimasta solo la Bnl ridimensionata come filiale di Bnp». Roma, ha proseguito Francesco Gaetano Caltagirone, «inoltre ha perso la Borsa. Il 95% dei movimenti in Borsa avveniva a Roma, sui titoli di Stato. Facendo prevalere le azioni, il 5%, hanno spostato la Borsa e oggi siamo l’unico Paese in cui il Tesoro, il debito pubblico lo amministra a seicento chilometri di distanza: è sicuramente una cosa che non è ragionevole ma è successa».

 

 

«Voglio sottolineare che quello che invece è rimasto, con le partecipate pubbliche Enel, Eni, Snam, Italgas, Terna, Poste, Ferrovie, Leonardo, Fincantieri. Sono imprese che vanno bene mentre vanno male quelle che sono state vendute ai privati che le hanno disastrate. Quindi, tutto sommato, la nostra città non gestiva poi così male queste cose. Pensate invece all’Alitalia: sono cose che hanno pesato seriamente sulla città». Ancora, «il tetto degli stipendi dei dipendenti pubblici, peraltro non indicizzato, ha prima abbassato e poi impedito la crescita degli stipendi di un certo livello e quindi di consumi di un certo livello!. Quindi sottolinea: «In poche parole, Roma è una Ferrari, ma è una Ferrari senza benzina. Vedete tutti quelli che parlano di Roma è come se parlassero della Ferrari: va lavata, gli va cambiato l’olio, ha lo specchietto rotto. Come fa chi parla dell’immondizia e delle buche a Roma. Ma la verità è che la Ferrari non cammina non perché non è lavata, non perché lo specchietto è rotto, ma perché non c’è la benzina. La benzina sono i flussi finanziari. Perché faccio questo discorso? Perché proprio adesso con l’autonomia si è creata un’altra spinta al decentramento da Roma e quindi una prospettiva di possibile impoverimento: perdita di posti di lavoro, perdita di Pil, perdita di ruolo della città e quindi sono indispensabili partite compensative. Noi romani dobbiamo chiedere norme che ripristinino i flussi finanziari che ci sono stati lentamente portati via, ne va della nostra sopravvivenza. Non bisogna fare l’errore di pensare che modifiche normative o attribuzioni di poteri possano compensare l’affievolirsi di flussi finanziari. Io da anni faccio l’imprenditore con l’ottimismo della volontà e non voglio essere pessimista. Il mio vuole essere uno sprone per cercare di fare capire che a Roma è stato tolto molto e bisogna cominciare a pensare alla restituzione».

 

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